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Infatti, le strutture in legno e asciugamani, tovaglie e vestiti sono messi in vendita per devolvere il ricavato totale ai paesi sudamericani. Questa operazione benefica è legata alla nascita, nel 1967, dell’associazione Mato Grosso, che opera tra i paesi dell’America Latina e, in particolare, in Perù, a ridosso delle montagne tipiche latine, le Ande. Il Mato Grosso è nato da un’iniziativa di padre Ugo De Censi, un salesiano venuto dalla Valtellina e, considerato, da sempre, “un figlio di Don Bosco”. Il padre ha inteso dare concretezza e senso alla vita dei giovani poveri che passano le giornate in mezzo al degrado, allo sfacelo, ma soprattutto in mezzo al silenzio unanime. Perché questi giovani non protestano per decisioni futili o progetti campati in aria, ma vengono spesso dimenticati proprio a causa della loro mancata presenza sui media o agli occhi di tutti. “Basta con le chiacchiere, veniamo ai fatti” è lo slogan portante di tutta la missione, come dire: voi parlate e noi invece facciamo. Questa attività ha avuto forti ripercussioni anche e soprattutto in Italia, con la nascita dell’Associazione don Bosco 3A Onlus, che opera a sostegno della Famiglia Artesanal Don Bosco e dell’operazione Mato Grosso. Centinaia di ragazzi di quest’associazione lavorano gratuitamente in Italia in campi di lavoro, attraverso la raccolta di ferro, carta e la costruzione di strutture, impiegando poi i soldi presi da queste costruzioni per portarle direttamente in missione, in mezzo ai più poveri. Le attività non si svolgono nelle grandi città o in grandi centri urbani, ma vengono compiute a 3000-4000 metri di altezza e in luoghi sperduti. L’associazione italiana opera anche attraverso l’esposizione di strutture costruite proprio dai ragazzi più poveri per essere poi vendute a scopi benefici. La missione dalla quale è nata l’operazione Mato Grosso nel 1967 e la scuola di falegnameria nel 1979 è tanto grande quanto semplice: insegnare ai ragazzi come intagliare nella legna e scolpire, e alle ragazze come cucire e come ottenere tovaglie, vestiti, pezzi di stoffa di uso comune. “Io non voglio dare un pesce per saziare, ma insegnare a pescare. Però mi piacerebbe che un ragazzo regalasse un pesce a chi ne ha più bisogno”. È questo il principio promosso da padre Ugo. La scuola è completamente gratuita e dà la possibilità di unire in gruppo tanti giovani senza lavoro o senza famiglia per dargli ospitalità, cibo, intrattenimento e compagnia. L’attività scolastica prevede una durata di cinque anni, alla fine dei quali viene conferito un diploma riconosciuto legalmente dallo stato peruviano. Ma la missione è anche un’altra. “Cerchiamo di dar loro lavoro per tenerli vicini alla loro terra, alla loro gente, ai valori, perché siano buoni, gratuiti; aiutino chi ha ancora più bisogno di loro”. È questa l’affermazione dell’iniziatore della missione, che mostra come sia troppo facile apprendere alcune tecniche per poi impiegarle in grandi centri urbani, per esempio Lima. È fondamentale, invece, che i ragazzi tengano le proprie radici e i propri amici. Trovarsi di fronte a questi mobili vuol dire immaginare di vedere con quanta precisione e voglia i ragazzi presi dalla strada riescano a rendersi utili, a fare qualcosa per gli altri e a dare anche alcuni elementi artistici alle proprie opere.
La domanda che viene spontanea è: come questi arredi possano sensibilizzare l’opinione pubblica? La risposta viene direttamente dal fondatore dell’associazione: “Ne parlano perché sono fatti dai figli più cari: i poveri; perché sono fatti con l’arte di Dio: la pazienza e il tempo. Hanno dentro qualcosa di gratuito perché Dio è gratuito”. Oggi circa mille ragazzi sono ospitati in queste strutture sulle Ande, costruendo le proprie opere prendendo i materiali direttamente dalle montagne e rendendoli fruibili per la lavorazione. Terminati i lavori, queste costruzioni vengono portate manualmente nelle grandi città e poi trasportate in tutto il mondo per essere vendute. Alcuni paesi periferici protagonisti di queste iniziative sono Chacas, Llamellinn, Chacco e tanti altri. L’associazione Don Bosco oggi si è potenziata, con la sua sede a Faenza e alcune località adibite all’esposizione come Milano, Palazzolo, Schio (Vi) e Albosaggio (So). L’esposizione alla torre Avogadro, presente su tre piani e patrocinata dal comune di Lumezzane, sarà presente fino a lunedì 31 marzo. E’ aperta da mercoledì a venerdì dalle 18,30 alle 22 e il sabato e la domenica dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 22.
Per informazioni
è possibile contattare la sede
tel. 030.8971245
l’Ufficio Cultura
tel. 030.8929251.
Fabio Zizzo |