|
Sono coloro che posti di fronte allo stesso, o ad un analogo problema, fanno di tutto per evitarlo. Insomma, questi secondi fuggono. E non vedono l'inutilità di fuggire. Una fuga fatta attraverso le mille occasioni fra le quali sono compresi anche i "balocchi" tecnologici. E psicologici. I primi li conosciamo tutti. I secondi sono più difficili da individuare perché… Potremmo forse meglio identificarli se ne nominassimo qualcuno: i guru, i preti, gli psicologi, le chiese, le moschee, gli ashram…
L'autorevole New Scientist riferisce che il 15-20 per cento dell'umanità è fatta di ritardatari. Cronici. Persone che tendono a rinviare le cose all'ultimo minuto, appena prima che la mannaia della scadenza fissata incomba sui loro atti. Normalmente, in questi casi, si tira in ballo il (grande) vantaggio di lavorare sulla adrenalina. Ma non è vero. Un esame delle dichiarazioni dei redditi degli americani mostra che chi l'ho compilata all'ultimo minuto compie errori che gli costano, in media, 400 dollari a testa. Come dire: tirar tardi, non paga. E allora, perché rinviare?
Piers Steel è uno scienziato. Canadese. Dopo anni di studi ha elaborato una formula matematica, per mezzo della quale si evince che la probabilità che si faccia fronte subito ad un compito è data dalla fiducia che si ha di farcela, moltiplicata per la piacevolezza dello stesso e divisa per la tendenza che si ha a distrarsi, a sua volta moltiplicata per il tempo che deve passare prima che arrivi il beneficio di aver fatto quello che si doveva fare.
E questa francamente a noi non pare una grande scoperta: che si faccia più volentieri una cosa che ci procura grande piacere anziché la dichiarazione dei redditi, forse non c'era bisogno ce lo dicesse il professor Steel. Il quale tuttavia una cosa ce la dice, bruciandoci la scusa migliore: non è vero che l'abbiamo tirata lunga perché volevamo farla bene. In quanto, assicura Steel, i veri perfezionisti «rinviano meno degli altri, ma si preoccupano di più».
Ermanno Antonio Uccelli |