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 Nr.8 del 14/04/2008
 
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LA MENTE ANIMALE



   La gallina: animale che sa scegliere il gallo "giusto".


Ormai lo sappiamo per certo: gli animali hanno una mente. È sin dai tempi di Aristotile che ci si interroga sulla facoltà di pensiero degli animali. Se siano o no intelligenti. A cominciare dai primati. Sono passati duemila anni e non è certo un caso se le favole di Fedro hanno ancora un fascino enorme per i bambini e per gli adulti. Ma è vero: le neuroscienze hanno fatto perlopiù piazza pulita di molti miti sull'antropomorfismo animale. Tuttavia, o forse proprio per questo, l'uomo è sempre alla ricerca dell'anello che manca e che lo separa dalla scimmia. Ormai da 30 anni l'etologia ha convinto la biologia evoluzionistica e la biomedicina di un assioma: gli animali, soprattutto i primati, ma anche altri, come gli uccelli, hanno una mente. Una personalità che consente interazioni sociali complesse. Essi possono sviluppare – e di fatto sviluppano – un attaccamento tra genitori e figli. Oppure situazioni depressive. Situazioni, insomma, che sono per molti aspetti confrontabili con quelle vissute dalla specie umana. C'è poi da dire che molti animali sono capaci di comprendere gli stati emozionali degli umani. Il cane più di tutti. La cui alleanza con l'uomo è così antica che, come dice un etologo «potrebbe avere assunto un ruolo nello stesso processo evolutivo dei gruppi di ominidi dai quali è venuto l'homo sapiens». Il cane lupo (Canis Lupus) è il solo e unico antenato del cane. Il cui sistema nervoso non è certo sviluppato come quello delle scimmie antropoidi, ma che presenta, tuttavia, caratteristiche peculiari, tanto che «nel comportamento canino c'è molta più variabilità che all'interno di qualsiasi altra specie vivente», come dice l'etologo ungherese Vilmos Csányi, nel suo "Se i cani potessero parlare". C'è una regola: all'interno di una specie prevalgono i comportamenti «invarianti». E proprio i cani e gli umani fanno eccezione a questa regola. Naturalmente sta proprio in questo la collaborazione cane-essere umano, perché molte proprietà degli umani sono presenti anche nei cani: attaccamento e individuazione di un problema, preparazione di un piano di azione e obbedienza alle regole. Anche lo scambio di informazioni appartiene ad ambedue. Insomma, il cane è stato trasformato dall'uomo e plasmato per avere una mente empatica.
Certo, è più facile (e semplice) avere affinità con i primati che con altri animali, anche perché i primi condividono con noi il 99 virgola qualcosa del codice genetico. Certo, sono numeri che riguardano anche altre specie di scimmie, ma questo non significa nulla, perché basta anche un solo gene per cambiare la plasticità del cervello. E avere, con ciò, una specie intellettualmente molto diversa. Perché una cosa è da sfatare. Assolutamente. La credenza che la capacità intellettiva del cervello dipenda dal volume e dalla sua massa. E invece il cervello animale dipende da un insieme di neuroni che si aggregano per servire non solo a molteplici prestazioni intellettive, ma anche per la vista e per l'udito. Oppure per attivare il sonar di animali come i delfini e i pipistrelli. Questi ultimi, che appartengono alle specie che volano, tendono ad avere cervelli poco pesanti. Perché volare è contrario alla forza di gravità. Certo, esistono alcune specie che sono più intelligenti di altre. Le galline, ad esempio. Il luogo comune le vuole stupide. In realtà posseggono una raffinata tattica sessuale. E adottano precise strategie in fatto di scelta del partner. Infatti, quando e se vengono montate controvoglia dai vari galli del pollaio, si disfano dello sperma del maschio indesiderato e trattengono quello del preferito. Insomma, cervello grande e intelligenza non sono sinonimi. Gli uccelli hanno un cervello piccolo solo perché, volando, devono sfidare la legge di gravità.
Se osserviamo il comportamento degli animali, ci accorgiamo che alcune specie sono anche creative. In modo straordinario. Soprattutto i vertebrati. Il canto degli uccelli, ad esempio. O a come gli scimpanzé e le scimmie antropomorfe riescano a costruire strumenti utili agli scopi che vogliono perseguire. Il che vuol dire che ci sono individui, all'interno della specie, che sono dei veri e propri innovatori.

Ermanno Antonio Uccelli



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