A queste causa se ne aggiungono circa tremila in materia di famiglia, della quali duemila sono per separazioni e 1.500 per divorzi 1.400 dei quali sono consensuali e 600 giudiziali. Separazioni e divorzi, ieri appannaggio di strati sociali medio alti, oggi coinvolgono ogni fascia della popolazione con un’esacerbazione dei conflitti resa ancor più drammatica da quel poco che rimane da spartire. Risulta infatti che sono i più poveri che si separano e serve a poco iniziare un contenzioso quando non esiste nulla da dividere.
Si fa strada il ricorso alla mediazione familiare, strumento di origine anglosassone che propone un percorso di negoziazione e reciproco riconoscimento di torti e ragioni legate alla relazione. La mediazione risulta un intervento utilizzabile in situazioni di separazione assai diverse fra loro. Gli interessati prendono contatto con il Centro di mediazione dell'Asl in modo spontaneo nel 50% dei casi; il 25 è inviato dai giudici dei tribunali; il 9% dai servizi sociali; il 6% è indirizzata all’Asl da medici o associazioni di volontariato. In aumento la percentuale di invii da parte di giudici e avvocati, mentre si è stabilizzato quella dei servizi sociali.
I numeri relativi ai risultati sembrerebbero di buon auspicio. Il 60% dei percorsi viene portato e termine positivamente; il 20 è sospeso dal mediatore, mentre il 15 viene interrotto da uno dei genitori. La mediatrice avverte comunque che per sospensione s’intende una chiusura che potrebbe essere temporanea, come ad esempio una malattia, un trasferimento e la pendenza di accordi patrimoniali.
L'indagine è stata condotta dal centro di mediazione dell’Asl su un campione di 100 coppie ed i risultati sono stati riferiti nella tavola rotonda organizzata al Sancarlino dal consorzio di cooperative Elefanti Volanti.
Al dibattito hanno contribuito: Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e direttore dell’associazione Gea; Wanda Romagnoli, mediatrice dell’Asl di Brescia; Alberto Arrighini, responsabile del pronto soccorso pediatrico; Claudia Profeta, psicopedagogista dell’Ufficio scolastico provinciale; Giancarlo Tamanza, giudice onorario al Tribunale dei minori; l’avvocato Maria Tullia Castelli; Roberto Mazzoncini, presidente del Tribunale di Brescia; Gisella Pricoco, presidente del Gruppo Elefanti Volanti.
Il dibattito ha affrontato pure la questione dei figli di una coppia che si separa. Le separazioni hanno risvolti sui bambini, ma comprenderne la portata spesso non è semplice e i segnali d’allarme possono insorgere sia a livello sanitario che in ambito scolastico. Dalla separazione all’affido condiviso il passo è breve. Affido condiviso non significa affido alternato, ma possibilità di esercitare insieme la patria potestà. Uguali i diritti e i doveri, ma non per questo la legge obbliga a passare lo stesso tempo con papà e mamma. La questione è complessa poiché separazioni e divorzi in assenza di misure di protezione sociale disposte dalle Istituzioni, rendono a migliaia di ragazzini un futuro da indigenti.
Franco Piovani |