Si fa sempre più preoccupante, anche nel bresciano, l’aumento di incidenti gravi, con conseguenze anche mortali, in cui sono coinvolti cittadini stranieri extracomunitari, neocomunitari, in particolare romeni, e non. Come responsabili, quando sono alla guida di un mezzo. Come vittime, pedoni o ciclisti, perché investiti in zone periferiche o nei centri urbani. Questo accade perché non hanno la percezione del rischio, si trovano in un contesto di traffico completamente diverso da quello dei loro Paesi d'origine.
Questa situazione allarma e preoccupa. Ma soprattutto è inquietante il metodo con cui, a queste persone, viene rilasciata la patente. Specie se di conversioni automatiche si tratta. Un metodo ormai del tutto inadeguato rispetto al problema. Convertire la patente significa che, una volta acquisita la residenza in Italia, dopo un anno è possibile ottenere una patente di guida italiana valida per la guida di veicoli delle medesime categorie di quella posseduta, senza sostenere gli esami, teorici e pratici, di idoneità. Questo è dovuto a rapporti di reciprocità che l’Italia ha con alcuni dei Paesi d'origine dei richiedenti, come ad esempio il Marocco. Significa in sostanza che comunque per 12 mesi queste persone hanno il permesso di circolare sulle nostre strade con patenti non adeguate alle esigenze che il traffico delle nostre città invece richiede. Quindi, il problema di fondo è che nel convertire il documento non viene fatta, nè prima nè dopo, una reale verifica delle capacità di guida dello straniero.
Verifica invece necessaria. In molti casi, infatti, per lo straniero le regole per conseguire la patente nel suo Paese d’origine, sono molto diverse da quelle del nostro Codice della strada. Così una volta alla guida rappresentano una vera e propria minaccia sulle nostre strade. Ci vuole più selezione. È necessario che il legislatore intervenga energicamente, con norme più restrittive, nella speranza di un cambiamento.
A partire dal 1 giugno del 2008 il test teorico si trasformerà in una prova informatizzata, che potrà essere sostenuta anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo, arabo, cinese e russo. Modalità che non mi trova d'accordo. Gli esami non devono essere fatti in una lingua diversa da quella locale, che lo straniero deve comunque conoscere per vivere nel luogo dove ha scelto di abitare. Questa deve essere comunque una condizione “sine qua non”, a prescindere dall’esame della patente. Basti pensare al mondo del lavoro, anche in termini di sicurezza sul lavoro, ma anche alla sfera del sociale. Numerose avvertenze o prescrizioni sono scritte in lingua locale, ed è fondamentale conoscerla. Alcune Province del Nord non ricevendo soldi dallo Stato per investire nelle Scuole superiori, stanno attivando il numero chiuso per l’accesso agli Istituti, prevedendo esami di italiano e di cultura generale come sbarramento. Non è razzismo. Se non ci sono le condizioni oggettive per prendere tutti gli stranieri, è indubbio che bisogna selezionare chi tra loro trarrà più benefici dai servizi attuati, massimizzando la ricaduta sociale. Una scelta che va in controtendenza rispetto al dilagante buonismo che invece abbatte e abbassa il livello culturale, perché a scuola ci si ferma con i programmi didattici per insegnare l'italiano base a chi non lo sa. In alcune zone della Valle Sabbia ad esempio, Ambasciate africane avevano tentato di finanziare e attivare corsi di lingua araba e di cultura islamica. Fortunatamente bloccate all’origine. Se gli stranieri hanno deciso di vivere in Italia credo sia meglio, e più proficuo, che i Paesi di provenienza invece di sostenere corsi madrelinga si attivino per sostenere corsi di italiano! L'integrazione possibile deve passare anche per un maggior impegno del nuovo arrivato ad appendere la lingua locale del Paese in cui vuole vivere. È una forma di rispetto verso chi li ospita e nel caso della patente anche e soprattutto di sicurezza. Si tenga conto che non è un problema di costi o tempi, ma di scelte. Il buonismo, se è mancanza di doveri, non porta da nessuna parte.
GUIDO BONOMELLI
Assessore alla Sicurezza
e Polizia Provinciale
della Provincia di Brescia |