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 Nr.16 del 21/07/2008
 
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Il pensiero? È memoria…
Prodotto della conoscenza. Risultato della esperienza. Adesso un computer lo leggerà.


  


Che la scienza sia una cosa che propone meraviglie a getto continuo è una verità che tutti noi possiamo vedere. Puntualmente. Ovunque una serie di fatti stupefacenti ci dimostra quanto sia meraviglioso il mondo. Una cosa straordinaria anche solo pensare che – come scrive il Nobel Richard Feynman in "Il piacere di scoprire": «le stelle siano fatte degli stessi atomi che formano le mucche, noi stessi e la psiche». Insomma, è incredibile che noi tutti siamo composti di atomi.
E alle tante, tantissime, opportunità offerte dalla scienza, si è aggiunta adesso l'ultima scoperta, compiuta nell'Università della California. A Berkeley, negli Usa.
I ricercatori hanno messo a punto un software da applicare ad una risonanza magnetica (Nrm). È un esame che si esegue normalmente per analizzare, in tre dimensioni, un organo interno del corpo umano.

La Nrm, letteralmente risonanza magnetico-nucleare, è una tecnica di diagnostica che non usa raggi X (come la Tac), ma onde radio di una determinata frequenza che attraversano il corpo all’interno di un grande campo magnetico. Quando il magnete viene inserito, gli atomi del corpo vengono eccitati dalle onde radio e cominciano a muoversi in un campo di alta energia: al momento di cedere questa energia, infine, gli atomi inviano deboli segnali radio che vengono captati e convertiti in immagini dei tessuti. La frequenza delle onde radio può essere regolata in rapporto agli elementi che costituiscono i vari tessuti esaminati. Così il medico è in grado di controllare il comportamento dell’idrogeno, per esempio, o del carbonio o del fosforo, che sono gli atomi che caratterizzano rispettivamente i tessuti liquidi (come il sangue), le ossa e i muscoli.
Lo scanner è un dispositivo capace di leggere un documento. Oppure una fotografia. Ed è in grado di convertirli in un formato che possono essere letti e archiviati dal computer. Gli scanner sono di vario tipo e "sfornano" documenti che possono essere utilizzati da tutti i programmi che gestiscono la grafica, sia in termini di videoimpaginazione, videoscrittura, fotoritocco.
Insomma, la risonanza cattura le immagini. Uno scanner, poi, ricostruisce ciò che vedono gli occhi. Uniti, questi due strumenti, riescono a giungere alla corteccia visiva e a capire che cosa sta vedendo la persona che guarda.

Orbene, in questo modo gli studiosi di Berkeley sono entrati nel cervello. Con una risonanza magnetica. E sono stati in grado di ri-costruire ciò che gli occhi vedono nella realtà. Uno studio che la rivista scientifica Nature ha subito pubblicato. Perché apre, in modo immediato, le porte alla possibilità di ri-costruire serie di sogni. Oppure (anche) di entrare nella memoria delle persone. Come dire: monitorando l'attività del cervello, si potranno ricostruire le esperienze visuali di una persona.
Non subito, certo. Ma fra alcune decine di anni, non vi è dubbio, si potrà arrivare alla lettura delle immagini impresse nel cervello. E ciò, inutile dire, costringerà questo sistema ad essere regolato da severe leggi etiche.
È tutto molto chiaro: se da una parte si è ancora lontani dalla macchina in grado di leggere i pensieri di ogni persona, dall'altra questo è il primo passo perché tale evento si realizzi.
E qual è la tecnica adottata per la realizzazione di tale avvenimento? La tecnica si basa su uno studio. Quello delle microvariazioni di flusso sanguigno che arriva nelle diverse parti della corteccia visiva. Sono qui i centri per visualizzare i movimenti. E i colori. E la forma degli oggetti che si osservano. Vale a dire che l'occhio raccoglie le immagini che arrivano alla corteccia visiva. Essa si trova nella parte posteriore del cervello. Gli esperimenti confermano che sono 4 le vie per l'estrazione e la elaborazione delle informazioni che giungono all'occhio. Una elabora il movimento. Una seconda è deputata ai colori. Una terza ha la percezione delle forme in movimento. La quarta è legata alla aromaticità dei colori.

Gli esperimenti si svolgono in questo modo. Si fanno osservare ad un soggetto migliaia di immagini. In contemporanea si scannerizza il suo cervello. Si osserva così dove fluisce il sangue al variare di ogni immagine. Poi si fa il lavoro in senso contrario. Si mostrano altre fotografie e, dal fluire del sangue, si può desumere l'oggetto che la persona sta sognando. Su mille fotografie osservate, il software riesce a centrarne almeno 800. Una palese difficoltà – per ora – è data dal fatto che lo scanner è in grado di riprendere una immagine del cervello solo ogni 3-4 secondi. Pertanto non è in condizione di ricostruire il sogno di una persona come in un film. Non è in grado ora, ma in un (prossimo) futuro ciò potrebbe essere possibile.
In ogni caso molti scienziati vedono in questa ricerca la strada (possibile) per studiare (e capire) il cervello oltre i suoi attuali limiti. Ad esempio, cercare di entrare nella corteccia visiva di una persona in coma per capire se è in grado di vedere (o immaginare) qualcosa. E, in tal caso, che cosa sta (realmente) formulando il suo cervello.

Ermanno Antonio Uccelli


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