|
La Valgobbia, infatti, presenta diverse associazioni in ambito artistico, che ricoprono il settore della scultura, della pittura e della fotografia e dell’arte in generale. In questa rassegna, cominciata lo scorso sabato 27 settembre, persone alle prime esperienze o professionisti già in grado di maneggiare con arte la macchina fotografica hanno lavorato a diversi progetti, che sono stati poi esposti alle pareti della Torre Avogadro. I tre piani dello storico monumento hanno ospitato diversi artisti e diversi modi di utilizzare le attrezzature fotografiche. Le fotografie presenti al primo piano della Torre rendono protagonisti i rappresentanti delle Associazioni culturali lumezzanesi, che nel tempo libero, in sale appositamente attrezzate e con un montaggio di luci artificiali, si dilettano nel provare nuove tecniche e nuovi strumenti artistici per rendere la fotografia sempre più legata al reale, ma non troppo attaccata ai principi meccanici tipici della macchina fotografica.
Elena Cadei, Roberto Cavagna e Maurizio Capra si sono esibiti nei loro studi fotografici, prendendo in considerazione temi e ambienti diversi. Elena Cadei ha ritratto alcune immagini della vita americana di New York, mostrando alcune foto con la contrapposizione tra l’uomo civile in locali che proteggono dal freddo, mentre fuori dalle vetrate un cane protetto da un indumento pesante testimonia la differenza di civiltà (o di inciviltà?). L’artista Roberto Cavagna ha trattato, invece, i legami, con riprese in dettaglio di fili di lana e colori in attesa di essere estesi da un pennello per dare vita alla creazione artistica, mentre Maurizio Capra ha studiato due donne, una con l’abito rosso e l’altra con un vestito elegante nero, ritratte in ambienti dispersivi (sale di un museo con colonne e capitelli) e diversi.
Al secondo piano si è reso protagonista il fotografo professionista Enrico Ferri che, con le sue “Falene”, ha dato vita ad un gioco di luci e ombre dirette verso una creatura umana. Inizialmente è stato protagonista un uomo che è rivolto in certe posizioni sempre diverse verso la luce, creando ombre differenti; poi è il turno di una donna che compie gli stessi gesti dando una visione diversa delle ombre sul suo corpo, un corpo spesso impercettibile. Infine, si è dato spazio ai bambini in loro altre posizioni, dove l’ambiente buio è illuminato da una sola fonte di luce. All’ultimo piano erano presenti le fotografie scattate da Paolo Pinzuti, che ha compiuto un percorso di vent’anni in questo campo. Pinzuti ha realizzato un esperimento originale. Nell’ambito del suo progetto “Frammenti”, l’artista ha deciso di ritrarre immagini rovinate e spezzate mettendo al suo posto ogni elemento distaccato per ridare forma ai ricordi. La mostra è stata protagonista alla Torre fino a domenica scorsa.
Fabio Zizzo |