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Caro Direttore,
vedo che sul Settimanale del 29 settembre viene riportato, dopo le accorate lamentazioni di Cesare Bresciani ospitate sull’edizione del 28 aprile, l’”amaro sfogo” di un altro cacciatore valtrumplino che, manco a dirlo, eleva il proprio grido di dolore per la chiusura del Colle di San Zeno.
Mi ero trattenuto dal rispondere allo sproloquio del primo; ma non mi posso esimere dal farlo dopo le stralunate fanfaluche del secondo. Capisco che la libertà di espressione è un diritto costituzionalmente garantito; ma non mi risulta sia un dovere dare fiato ad ogni tipo di stupidaggini che a qualcuno saltano in testa senza alcuna capacità critica e senza nulla comprendere del tema sul quale intende avventurarsi.
Ora, è pur vero che l’assessore provinciale alla caccia non pretende di avere il consenso dell’universo mondo venatorio bresciano, ma sarebbe utile che coloro che si sentono in grado di censurarne l’operato fossero almeno in possesso delle minime conoscenze, di fatto e di diritto, di ciò di cui si discute.
D’altra parte, la sicumera e l’arroganza di Cesare Bresciani e del suo epigono Giuseppe Bregoli nel trattare con l’accetta il problema del Colle di San Zeno, temo siano destinate a rimanere tali e che il loro qualunquismo un tanto al chilo sia destinato ad aumentare di peso. Con grande giubilo – immagino – di altri pochi loro fans locali dal volantinaggio facile.
Non mi vergognerò quindi, né credo si vergognerà il vice-presidente della provincia Peli, di quanto è stato disposto per il Colle di San Zeno, né tanto meno mi preoccupo del fatto che i nostri due interlocutori si sentano distanti dall’operato dell’assessore alla caccia. Tutt’altro. Sono anzi contento di sapere che coloro che hanno difficoltà a ragionare in buona fede restino a cullarsi nel piccolo recinto della propria inutile e inconcludente demagogia.
Alessandro Sala
Assessore alla Caccia Pesca e Sport
della Provincia di Brescia
Brescia, 14 ottobre 2008 |