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 Nr.23 del 17/11/2008
 
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A Lumezzane per la scuola del futuro
La legge di riforma della scuola, la numero 169 presentata dal Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Maria Stella Gelmini, è stata criticata da più parti, dagli studenti, dai docenti, dai rettori dell’università


   Maria Stella Gelmini


Soprattutto è stato preso di mira l’impianto centrale della riforma, che colpirebbe la scuola primaria e gli istituti secondari di primo e secondo grado (le scuole medie e superiori di una volta). Sono pochi i provvedimenti che hanno messo d’accordo tutti: fra questi l’adozione dei libri di testo per cinque anni senza nessun cambiamento e l’insegnamento della educazione civica e della Costituzione a tutti i gradi di istruzione. Altri elementi sono stati invece pesantemente criticati. Innanzitutto, l’introduzione di un maestro unico prevalente a partire dal prossimo anno per le prime classi della scuola primaria. Questo provvedimento è considerato, dal ministro Gelmini, necessario per ridurre i troppi insegnanti che guidano le cattedre italiane e vedendone, invece, una funzione pedagogica che potrebbe assumere un unico punto di riferimento. Un secondo elemento di scontro riguarda il tempo pieno. L’impianto della legge afferma che il normale orario di lezione subirà delle modifiche, portandosi da 30 ore settimanali, a 24. Le scuole potranno comunque continuare nel tempo prolungato, ma solo se il Comune di appartenenza dispone delle risorse necessarie per farlo, altrimenti ci saranno alcuni istituti a 30 ore ed altri a 24.
Le linee guida della legge Gelmini sono state oggetto di un dibattito tenuto nella serata di martedì scorso 11 novembre al teatro Odeon di Lumezzane. L’incontro - patrocinato dall’assessorato all’Istruzione del Comune valgobbino e dai genitori dei tre istituti scolastici primari e secondari presenti sul territorio (“D. Alighieri”, “M. Seneci” e “V. Bachelet”) – ha avuto come relatore il prof. Claudio Girelli, pedagogo e ricercatore di Didattica all’Università statale di Verona. Accanto a lui, sul palco, erano presente il mediatore dell’incontro, Alfredo Pasotti, giornalista e scrittore e Ivo Lorenzi, rappresentante dei genitori delle scuole lumezzanesi. Il dott. Girelli ha tenuto una relazione articolata e completa sull’iter che ha portato all’attuale legge del ministro dell’istruzione, ammettendo qualche punto positivo ma, soprattutto, secondo il suo parere, diversi punti negativi. Il relatore ha parlato della crisi del sistema scolastico non come unico problema italiano, ma come grattacapo anche per gli altri paesi europei. Negli ultimi trent’anni, secondo Girelli, i paesi dell’Unione hanno dovuto modificare il sistema scolastico, in linea con due problemi: da una parte, la presenza di scuole che non bastano più per l’attuale formazione e, dall’altra, una formazione scolastica che non punta più a “creare” i cittadini, come in realtà dovrebbe essere.
In riferimento al campo internazionale, il relatore ha preso in considerazione due documenti: la relazione dell’Unesco del 1997 e il Trattato di Lisbona del 2000. Il documento sottoscritto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura ha evidenziato gli elementi fondamentali per sviluppare un sistema scolastico eccellente; “imparare ad imparare”, mettere in pratica le conoscenze acquisite, imparare ad essere ed imparare a convivere. Sono questi i pilastri che guidano la relazione internazionale.
Poi si è passati in ambito europeo, parlando del documento sottoscritto dai paesi dell’Unione nel trattato di Lisbona. Il documento approvato nel 2000 e di durata decennale chiede di formare le persone nell’ambito di una coesione sociale. Successivamente il dott. Girelli ha mostrato l’evoluzione storica della scuola italiana, facendo vedere come nell’arco di quarant’anni (a partire dal 1967) si siano sperimentate nuove forme di istruzione, che hanno visto, attraverso la legge del tempo pieno (1971), le classi aperte e la sperimentazione dell’ingresso di ragazzi portatori di handicap (517/97), portare il sistema scolastico da un’istituzione di semplice fornitura di nozioni, ad un’istituzione che insegni la disciplina e a pensare. A partire dagli anni ’90, con il decentramento degli Uffici della Pubblica Amministrazione e la legge sull’autonomia scolastica (1997), le scuole hanno assunto sempre più peso nella formazione degli studenti.
Un accenno negativo da parte del relatore è stato dato alla volontà di modificare un sistema, quale è quello della scuola primaria, da sempre considerato un punto di riferimento e oggetto di studio da parte degli altri paesi europei. L’indice è stato puntato anche verso il voto espresso in decimi e il voto di condotta come deterrente contro il bullismo. In merito al rapporto, infatti, tra misurazione e valutazione, Girelli ha mostrato dissenso verso l’introduzione dei numeri al posto dei giudizi alla scuola primaria (non aiutano il bambino a crescere) e ha imputato la colpa del cattivo comportamento dei ragazzi non da risolvere con il semplice voto di condotta (sotto il 6 si è bocciati), ma con l’educazione da parte delle famiglie.
Un ultimo elemento preso in considerazione durante il dibattito è stato l’introduzione delle classi ponte. Questo provvedimento, che inserisce i bambini stranieri in apposite classi dove imparare l’italiano prima del normale programma, è stato criticato dal prof. Girelli in quanto potrebbe creare confusione e sfavorire l’integrazione con altri popoli. Gli ultimi interventi sono stati affidati al rappresentante dei genitori di Lumezzane, Ivo Lorenzi, e ai dirigenti scolastici degli istituti valgobbini. Il maestro unico e il tempo pieno che può essere ridotto sono stati gli elementi più critici messi in evidenza. Intanto, si aspettano i regolamenti attuativi ufficiali sulla legge.

Fabio Zizzo


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