Nell’area sono stati inseriti un appostamento fisso per i cacciatori e altri 3 di indirizzo didattico per gli studenti, la predisposizione di una segnaletica particolare, mentre la gestione del parco spetterà ai seguaci di Diana. L'annuncio è stato fatto all'assemblea dell'Anuu, l'associazione migratoristi che conta 5081 capannisti in provincia di Brescia, i quali si sono riuniti nella sala della Casa delle associazioni di Concesio ed hanno designato Domenico Grandini a nuovo presidente regionale. Egli sostituisce Massimo Marracci che, per motivi di lavoro, è costretto a lasciare la carica. Grandini ha già svolto un lavoro encomiabile nell'Anuu quale responsabile della Bassa Valtrompia.
È stato uno dei risultati dell'assemblea riunita sotto la presidenza di Battista Gitti, ed aperta dalla relazione di Umberto Gafforini, presidente provinciale del gruppo, il quale ha ricostruito le vicende del settore non mancando di evidenziare luci e ombre che riguardano la Regione Lombardia. Le luci sono riferite alla deroga alle specie cacciabili e alle catture dei richiami vivi; le ombre sono del ministero dell'Ambiente, che, con la legge 25, avrebbe cercato di "azzerare normative, delibere e decreti del Pirellone sulle deroghe, ponendo paletti praticamente insuperabili nel caso la Regione intendesse legiferare in futuro sulla materia. Anche se la protesta dei cacciatori e il sostegno della maggioranza delle forze politiche hanno consentito il ritiro del decreto".
"Nella Finanziaria - ha spiegato Marracci - il ministro Pecoraro Scanio è riuscito a far passare due emendamenti capestro. Il primo prevede il passaggio della tutela sull'Infs (Istituto nazionale della fauna selvatica) dalla presidenza del Consiglio al ministero dell'Ambiente, e il secondo l'obbligo per le Regioni di rifare i provvedimenti e adottare misure più forti di salvaguardia delle zone protette (le Zps), uniformandosi alle misure minime di conservazione".
Ancora: la modifica con due "codicilli" della legge quadro nazionale sulla caccia, la 157, per cui è vietato disturbare la nidificazione di specie a rischio, con un particolare riferimento agli acquatici e ai turdidi (tordi, merli e cesene, per fare qualche esempio). Da tutto ciò consegue che l'apertura della stagione venatoria slitterebbe ai primi di ottobre e la chiusura sarebbe anticipata al 31 dicembre; proprio per non disturbare la selvaggina a rischio.
Il rischio sta nel fatto che si perde quanto ottenuto dalla Regione, che dovrà prevedere, entro il 15 giugno, nell'ambito delle due leggi emanate a gennaio, le specie prelevabili, il periodo e il quantitativo degli uccelli abbattibili per le catture e il numero degli impianti attivabili in ogni provincia.
C'è poco da sperare in un futuro migliore per un'attività costosa com'è, per imposizione di gabelle e divieti, la caccia in generale.
Franco Piovani |