La Fondazione Civiltà Bresciana, benemerita istituzione fondata da tre decenni da don Antonio Fappani racconta di ebrei boemi e croati, che negli anni della guerra degli anni Quaranta, con le loro famiglie trovarono ospitalità al passo dell'Aprica. Fra loro c'era la moglie del rabbino di Zagabria con i figli che non videro mai più il loro padre internato in quell'inferno in terra che ricordiamo col nome di Auschwitz. Carla Barni, giudice laico al tribunale dei minori di Brescia ripercorre quel periodo dell'autunno del 1942 e dell'estate 1943, durante il quale sugli ebrei si accanirono Hitler ed i suoi alleati. Arrivarono come un incubo i giorni dell'otto settembre 1943 quando i tedeschi occuparono l'Italia ed era caccia aperta ai profughi ebrei che in molti riuscirono a riparare nella vicina Svizzera. A soccorrerli si prodigarono in molti, sacerdoti e partigiani perseguitati dalle milizie tedesca e fascista. Carla Barni nel libro recentemente uscito ha raccolto testimonianze di quei tristi eventi consegnati alla storia con l'ammonimento che di simili difficoltà e lacerazioni sia risparmiato il genere umano.
Edizioni: Fondazione Civiltà Bresciana - genn. 2007 - 7 euro |