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 Nr.4 del 23/02/2009
 
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Il viaggiatore del Beagle
In questo 2009, a febbraio, ricorrono i due secoli da quando nasceva il grande naturalista inglese Charles Robert Darwin, che ha mutato il nostro modo di guardare alla vita.


   Il brigantino Beagle



   Charles Robert Darwin


A sedici anni fu indirizzato dal padre (medico) agli studi di medicina. L'università di Edimburgo lo accolse ma, dopo due anni, poiché aveva dimostrato scarso entusiasmo per tale disciplina, venne mandato in un collegio a Cambridge, perché di dedicasse alla carriera ecclesiastica. Che abbandonò ben presto per immergersi negli studi naturalistici. Infatti, il suo passatempo preferito era fare collezioni di storia naturale: piante, scarabei eccetera. Poi legge il giornale di viaggio, in America Meridionale, del geografo e naturalista tedesco Alexander von Humboldt, che ha compiuto una spedizione scientifica nel periodo dal 1799 al 1804. Da ciò che legge, Darwin è invogliato a diventare, a sua volta, esploratore. Nella scelta della attività scientifica ebbe fondamentale importanza anche l'amicizia con il botanico Henslow. Cui va senz'altro il merito di aver spinto il giovane Darwin – che aveva 22 anni – ad imbarcarsi sul Beagle (che è il nome di una razza di cane inglese per la caccia alla lepre), per una crociera in Patagonia, nella Terra del Fuoco. Parte il 27 dicembre del 1831. Ritornerà solo nel 1836. Durante il viaggio, nel Cile e nelle Galápagos, egli ebbe modo di raccogliere numeroso materiale e di compiere approfonditi studi e osservazioni di botanica, zoologia e geologia che vennero raccolti nel Journal of Researches.

Al ritorno in patria soggiorna brevemente a Londra. Decide di cercare di risolvere il problema di scoprire come appaiono le nuove specie. Un dilemma che gli era nato in viaggio, dalla lettura dei Principi di geologia dello scozzese Charles Lyell. Un'opera che pone, con chiarezza, il problema: le specie nascono e muoiono proprio come gli individui; esse hanno longevità controllate internamente, e pertanto si estinguono in tempi diversi. Proprio come gli umani. Che muoiono per cause diverse; a età diverse. Per la verità, gli studi di questo geologo influenzarono molti altri scienziati, oltre a Darwin. Il quale, poiché il suo patrimonio personale gli permetteva di dedicarsi a questa impresa senza prendere altri impegni di lavoro, si gettò a capofitto nella ricerca.
Si sposò con sua cugina Emma Wedgwood. E, poiché egli non godeva di buone condizioni di salute, si ritirò a Down, nella contea di Kent, dove continuò i suoi studi e portò a termine le opere principali. Che sono tutte impregnate del suo fine spirito di osservazione; dello scrupolo nella ricerca scientifica; della rettitudine e della sua onestà intellettuale. Il suo nome resta legato, in modo indissolubile, alla teoria della evoluzione, detta appunto darwinismo.

Nella sua attività di ricerca, contatta gli allevatori di animali, dai quali attinge l'idea della selezione artificiale (la formazione delle razze domestiche adattate alle necessità degli allevatori.) Legge il Saggio sulla rendita (del 1815) dell'economista inglese Robert Malthus sull'incremento della popolazione, dove si sostiene che la crescita di questa, non trovando riscontro in un uguale aumento delle sussistenze alimentari, avrebbe provocato in breve tempo un collasso socio-economico dell'intero sistema. Lettura che suggerisce a Darwin di applicare il principio di selezione alla natura. Così, nel 1838, arriva a capire che si potrebbero sviluppare nuove razze, in seno a una specie, per effetto della selezione di una popolazione di individui meglio adattati a nuove condizioni ambientali (clima eccetera). A mano a mano che la differenziazione si accentua, una nuova razza potrebbe portare a una nuova specie. Diversa dalla specie di partenza, sia per i caratteri morfologici che per le esigenze ecologiche. È questa la teoria che Darwin formulò nel suo libro L'origine delle specie. Che venne pubblicato solo nel 1859. Altro anniversario per i 150 anni dopo la pubblicazione.

La teoria viene accettata, in poco tempo, dalla maggior parte dei biologi. Per lo meno per quanto attiene la spiegazione della discendenza, vale a dire il principio che le specie ancestrali possono generare nuove specie. La selezione naturale, però, non otterrà l'approvazione generale. Bisognerà attendere fino al XX secolo, negli anni Quaranta, prima che venga ammessa e accettata in modo inequivocabile. Vi furono anche molte critiche (oltre che adesioni) alla teoria di Darwin. Esse diedero origine al fiorire di molti studi atti a trovare una spiegazione più soddisfacente al problema evolutivo. Perché se è vero che molte domande sono rimaste senza risposta, è innegabile che questo scienziato ha contribuito potentemente a far scendere l'uomo dal suo piedistallo. Il padre dell'evoluzione ci ha lasciato in eredità più domande che risposte. Oh, nulla di strano, questa è la caratteristica della buona scienza e, forse, fra altri duecento anni anche molte delle domande al momento irrisolte, avranno trovato risposte ricche di nuove (e interessanti) altre domande. Perché, inutile negarlo, dopo la formulazione del suo pensiero scientifico, Darwin è stato citato a proposito e non, e tirato per la giacca in ogni possibile direzione. Del resto, poco o nulla contano le polemiche che innestano i creazionisti o i fautori del disegno intelligente. Perché al mondo non importano affatto le nostre fedi, credenze e quant'altro. Chi vuole, pensi pure che l'evoluzione è una (grande) menzogna; pensi che questo è meglio di quello o viceversa. Tanto, il mondo è quello che è. E nessuna fede o credenza ne può intaccare le leggi e la ragione di essere.
Tuttavia, al di sopra di ogni critica, bisogna riconoscere che l'opera scientifica di Darwin poggia su precise osservazioni. Su scrupolose ricerche. Nella enunciazione del darwinismo tutto il problema della evoluzione è visto con concezione unitaria e si deve osservare che il darwinismo, sia per i consensi che per le critiche, ha esercitato un notevole influsso nelle ricerche e teorie successive. Perché racconta una storia «per quel che è, una storia naturale della vita. Incostante, mutevole, intelligente». Fors'anche sovrannaturale.

Ermanno Antonio Uccelli


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