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Ad affermarlo è il docente di Storia contemporanea Roberto Chiarini del parere che parlare di un genocidio è "un azzardo". Le foibe furono un’operazione di pulizia etnica di stampo nazionalista, frutto del nazionalismo che imperversava in Europa già dalla fine dell’Ottocento e che nell’area dell’ex Jugoslavia, in Istria e Dalmazia, dopo l’8 settembre 1943 e dopo il 25 aprile 1945, costituirono "un’epurazione preventiva" finalizzata a eliminare gli italiani in quanto classe dirigente e quindi possibile ostacolo alla formazione del regime comunista di Tito.
È stato il dramma degli esuli italiani, oltre 300mila persone, che abbandonarono quei territori e che quando arrivarono in Italia, in molti casi, furono costretti ad avere a che fare immediatamente con le tossine di quella che fu poi chiamata "Guerra fredda". E furono vittime anche della "guerra della memoria" e dell’oblio, che per molto tempo ci fu intorno alla vicende del confine orientale. Una memoria dimenticata che ora si pacifica con cerimonie, rispetto alle quali lo storico si dice perplesso, per il carico emotivo che in esse si ritrova, a discapito del rigore storico. (f.pio.)
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