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sabato 23 novembre 2024 | 13:22
 Nr.4 del 23/02/2009
 
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SPESE PER TURISMO



   Riccardo Minini


In merito alle polemiche ed ai contrasti evidenziati dai media in questi giorni sulle spese sostenute dagli Assessorati al Turismo e alle Attività e Beni culturali della Provincia di Brescia, vorrei sottolineare come questi denari non siano stati spesi casualmente bensì investiti a fronte di un piano di programmazione e con obiettivi specifici e calcolati fin dal principio.
Giusto perché non ci siano polemiche sterili e con puri scopi pre-elettorali, ecco i conti dell’Assessorato al Turismo, con un confronto alle spese sostenute nel 2003. Le spese per la realizzazione di materiale promozionale, mi riferisco quindi a gadget, opuscoli e libri, a fine 2008 sono stati pari a euro 29.820; 126.000 invece la cifra spesa nel 2003 per le stesse voci. La differenza di spesa la si può vedere nel capitolo fiere, manifestazioni e comunicazione dove nel 2008 sono stati investiti 657.540 euro mentre nel 2003 la spesa fu di 326.750 euro. Dal 2004 ad oggi, il territorio bresciano ha registrato un milione di presenze in più. Questo grazie all’investimento fatto proprio nel capitolo fiere, manifestazioni e comunicazione mirata andando a tagliare quasi 100 mila euro che un tempo venivano spesi per gadget e opuscoli. Se consideriamo una spesa pro-capite del turista effettuata di circa 100 euro sul territorio, questo milione in più di presenze ha portato un’economia pari a 100 milioni di euro. Forse è il caso che le uscite siano confrontate anche con le entrate, e per entrate intendo benefici che questi investimenti hanno portato. Se per anni sono stati spesi soldi pubblici senza alcun ritorno in termini di numeri, oggi posso affermare che gli investimenti di questi ultimi anni hanno seguito una logica di programmazione ben definita e calcolata che ha portato e continuerà a portare un notevole indotto economico che va a beneficio del territorio e di tutti quanti sul territorio hanno investito con svariate attività legate al comparto turistico. Tutto questo ha un prezzo, certo, ma il ritorno è sempre più ampio sotto ogni aspetto, la valorizzazione ampia (e vorrei ricordare anche quanto sta accadendo a livello di candidatura internazionale di Brescia e provincia per l’Unesco), infine, giusto a fugare ogni preoccupazione e stupore, il comportamento del “buon padre di famiglia”. Sono d’accordo, specialmente quando il buon padre di famiglia si preoccupa di gettare, con serietà e serenità d’animo, le basi per il futuro dei propri figli. Basi che passano attraverso il concetto di accorta pianificazione, per quanto mi riguarda, di programmazione del domani, di investimento su capitali culturali, storici e turistici perché la poliedricità dell’offerta turistica di Brescia e della sua provincia possa davvero diventare la prima fonte di introito economico per il nostro territorio.
Si sente dire spesso il Trentino vive di turismo e noi abbiamo un territorio pari se non più bello e completo a livello di offerta turistica. Si legge nel Rapporto sulla spesa turistica delle Regioni effettuato dalla Confturismo nazionale, che la Provincia Autonoma di Trento destina complessivamente al turismo circa 90 milioni di euro all’anno. Cifra ben lontana da quella a disposizione della Provincia di Brescia per il comparto turistico, che con le cifre a disposizione ha visto lievitare le presenze da 7 milioni nel 2004 a 8 milioni e 100 mila nel 2008.
Abbiamo tra le mani un patrimonio unico al mondo e la Provincia, come Istituzione, ha il dovere di promuoverlo per creare non solo consenso verso l’esistente, ma i presupposti per un domani migliore, per una crescita collettiva, per una formazione ampia delle menti e delle coscienze. Le risorse messe a disposizione dell’assessorato al Turismo non sono state aumentate negli anni ma sono state gestite in maniera più attenta, ordinata e pianificata. Con quest’invito gli amministratori, con le responsabilità dei propri incarichi, a porre più attenzione e più tempo alla lettura e comprensione del bilancio, peraltro da loro stessi approvato, per non screditare l’Ente per il quale operano.

Riccardo Minini


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