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 Nr.7 del 19/03/2007
 
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La ''festa'' delle donne?
Definire l’8 marzo una festa o, perlomeno, la festa delle donne è una grave forzatura, dal momento che si tratta di una ricorrenza tragica e non sicuramente di un grande evento mondano

Infatti, questa ricorrenza risale all’8 marzo di quasi cent’anni fa (1908), quando 129 donne si riunirono in un’azienda di New York per protestare verso la mancanza di diritti ai quali erano soggette le presenze femminili (maternità, lavoro meno pesante, orario più flessibile). All’interno dell’azienda venne appiccato un incendio dalle vaste dimensioni, mentre le donne, rinchiuse dalle porte di sicurezza, non ebbero scampo. Da allora la ricorrenza (non voglio e non sarebbe giusto chiamarla festa) si celebra non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo, a simbolo della presenza femminile e delle lotte che hanno dovuto sostenere per conquistare i propri diritti.
Lumezzane ha deciso di celebrare questo evento attraverso un incontro tenutosi alla residenza “Le Rondini”, nella serata di venerdì 9 marzo.
La manifestazione è stata organizzata dal CIF (Centro Italiano Femminile), organismo nato proprio l’8 marzo 1947 quando, anche in Italia, un gruppo di donne protestarono per le dure condizioni di lavoro e la mancanza di diritti. È stato un incontro particolare, che ha visto protagonista il consigliere comunale dell’UDC, Celestina Angeli, in veste di mediatrice della serata, affiancata da un noto professore che insegna temi relativi alla famiglia e il ruolo della donna all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. La particolarità dell’evento si è registrata nella visione di vestiti e abiti indossati dalla presenza femminile da quel lontano 1908 sino ad oggi. La donna è certamente cambiata e non solo nel rapporto con l’uomo o con il marito, ma anche dal punto di vista professionale e giuridico. Oggi sono molte le donne che preferiscono la carriera alla famiglia e per questo motivo ci si sposa molto tardi (rispetto al passato) e si concepiscono meno figli. Questa situazione era assolutamente impensabile agli inizi del ‘900, dove l’uomo era la guida della famiglia in quanto portatore di pane e sopravvivenza, mentre la donna era limitata alle funzioni di madre e curatrice della casa.
Dal punto di vista dell’abbigliamento la donna è radicalmente mutata: dai vestiti molto lunghi di allora (anche per coprire la gravidanza) ai vestiti molto eleganti e in versione maschile (soprattutto jeans) di oggi.

Fabio Zizzo


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