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Don Remo fra i “suoi” piccoli campesinos |
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Attrezzature sanitarie di primo intervento sono state allestite e di fatto l’Ospedale potrebbe già iniziare, seppur limitatamente, a funzionare. La necessità di dare adeguata, sicura e continua assistenza sanitaria ad almeno venticinquemila persone (tali potrebbero essere, in effetti, i campesinos boliviani che dai villaggi “vicini” e dall’interno della foresta graviterebbero su Hardeman) ha portato però il benefattore locale, per il tramite delle Suore Missionarie, a lanciare un accorato appello affinchè anche dalle colonne del nostro VALTROMPIASET possa essere trovata una équipe amministrativo-direzionale cui affidare totalmente, anche ovviamente con adeguato compenso, la gestione, l’avvio e lo sviluppo dell’Ospedale di Hardeman, nonché la selezione e la creazione successiva (in tempi da stabilire) di un’amministrazione-direzionale locale.
Ed è così che Suor Maria Grazia Lepore e Suor Anna Andreucci, Missionarie italiane che operano in Hardeman (villaggio che si trova a circa 200 chilometri di distanza dalla megalopoli boliviana di Santa Cruz de la Sierra), nei giorni scorsi mi chiamano e mi chiedono di divulgare l’appello, per certi versi decisamente inconsueto.
Inconsueto, dapprima perché chi di Voi sta leggendo potrebbe chiedersi come mai le Missionarie non si prendano in carico direttamente la direzione e l’amministrazione dell’Ospedale.
“Non siamo in grado di farlo direttamente – raccontano Suor Grazia e Suor Anna – ma siamo disponibili a dare ogni tipo di appoggio, magari operativo, poiché oltretutto abbiamo la nostra casa a cento metri di distanza dalla nuova struttura. Non rientra però nella nostra missione la gestione di un ospedale e comunque non avremmo in assoluto il tempo di farlo. Siamo in poche e le necessità di aiuto formativo, caritatevole e di fede che riusciamo a colmare ci tengono già impegnate ogni istante”.
E l’appello dalla Bolivia è davvero inconsueto, perché c’è un altro problema sussurrato, delicato, ma tremendamente vero, ed è questo il vero motivo per il quale il benefattore locale desidera, per continuare ad aiutare quelle popolazioni anche dopo aver dato i muri all’Ospedale, che la Direzione non sia comunque, quanto meno in un primo tempo, affidatata alla gente del luogo od alla politica del luogo. Se così fosse, infatti, l’incapacità ma soprattutto la corruzione renderebbero vani tutti gli sforzi e le mura dell’Ospedale, con ogni attrezzatura ora esistente, andrebbero in rovina. E ciò è davvero una tragica certezza. Se invece Direzione ed Amministrazione fossero nelle mani di una seria organizzazione umanitaria italiana, di una qualificata Associazione di volontariato, di un gruppo di persone unite dalla professionalità e dalla finalità da raggiungere, l’obiettivo potrebbe essere raggiunto.
“Sarà certo difficile da un articolo di giornale trovare soluzione al nostro grande problema – dicono le Misioneras che più volte negli anni corsi sono state da noi chiamate in Valtrompia per le adozioni a distanza che la Associazione Amici di Padre Remo tiene con la terra boliviana nel ricordo del Missionario lodrinese Don Remo che ad Hardeman ha vissuto e dove è sepolto -. Crediamo però davvero che le vie del Signore siano infinite e che non termini dunque quella grande disponibilità al valore della solidarietà che lega fin dall’ormai lontano 1993 il mondo del volontariato alla gente di Bolivia”.
In sintesi estrema potrebbero – sempre secondo l’appello delle Suore Missionarie – bastare sei o dodici mesi d’impegno diretto in Hardeman di un preparato e volonteroso “Consiglio di Amministrazione” per dare anima ad un’opera di carità quanto mai necessaria in una povera terra seppur di dignitosa povertà.
Sarò lieto di mettere direttamente in contatto con l’Istituto Missionario della Dottrina Cristiana (che ha sede in Italia, in Abruzzo) quanti volessero seriamente approfondire la problematica, per tentare di rispondere all’appello di una concreta solidarietà per la terra di Bolivia.
Piero Gasparini |