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 Nr.7 del 19/03/2007
 
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Il fascino del legno, del marmo e della creta
Il grande successo della mostra del valgobbino d’adozione Giuseppe Giacomelli alla Torre Avogadro


   La Torre Avogadro


Ad aggiungere incredulità e fascino a ciò che ho visto, può essere molto facile almeno tentare di paragonare queste opere con quelle di Medardo Rosso o Antonio Canova, ma si rimane folgorati sapendo che colui che ha modellato questi capolavori non ha frequentato scuole, è un autodidatta. Il personaggio e protagonista in questione è Giuseppe Giacomelli, nato a Lonato nel 1939, ma residente da sempre a Lumezzane, dove impone sui materiali le sue fantasie e dove lavora nel mondo edile. Giacomelli ha passato quarant’anni della sua vita nello scolpire le opere che gli hanno impresso dei ricordi e dove cerca serenità e fantasia, nonostante i suoi 68 anni. Disporre le proprie mani, impiegando uno scalpello per deformare il legno nei particolari può essere un’operazione complessa, ma lo è ancora di più se il materiale che viene lavorato è il marmo o la fragile creta. Il Sindaco Silvano Corli ha elogiato pubblicamente l’artista nel suo lavoro, visto anche il tipo di opere che sono state scolpite; tra queste troviamo sculture che ritraggono Gesù sulla croce (legno), la Madonna, la pace fra i popoli, il rapporto (anche tormentato) tra genitori e figli ed infine una serie di opere che ha colpito tutti. Infatti, l’artista di adozione valgobbina ha ritratto il lavoro tipico di Lumezzane, facendo notare la fatica reale, tangibile, che gli operai provavano sulla propria pelle per portare un po’ di pane per la famiglia. È, quindi, anche la tradizione valgobbina a nascere dalle mani di Giacomelli, in cui si nota la donna che porta in un cesto sopra la testa un po’ di pane aiutato dal figlio e l’uomo, il padre di famiglia, in miniera che solleva carichi e fatica per lavorare.
È interessante notare come la precisione sia quasi un accanimento verso l’opera stessa, quasi per renderla naturale e reale verso la gente, come la scultura in legno che mostra un contadino attento nella lavorazione del terreno con un pesante aratro portato a mani nude.
Il suo modo di comunicare, si è visto bene, è modellare creta, legno o marmo secondo l’ispirazione o la fantasia che in quel momento lo colpisce.
Oggetto della mostra sono donne, colonne, cestini di fiori; c’è persino una scultura di una fontana che potrebbe arricchire esteticamente una qualsiasi piazza. Il luogo di queste creazioni è posto alle spalle della montagna di Conche, in particolare presso Croce di Calone, dove Giacomelli dispone della sua officina, protagonista delle sue ispirazioni. (f.z.)


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