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La sede della scuola Vittorio Bachelet |
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Un uomo rispettoso e solidale nella vita privata e un grande maestro ed educatore nella professione. E’ la figura descritta sabato scorso, 18 aprile, durante l’intitolazione della sala Riunioni nella scuola primaria “Vittorio Bachelet” di Lumezzane Sant’Apollonio. Il personaggio in questione è Bruno Capoferri, insegnante presso la scuola valgobbina per oltre trent’anni, dal 1957 al 1988. All’evento memorabile era presente il sindaco Silvano Corli, buona parte dell’amministrazione Comunale, il parroco di Sant’Apollonio don Tino Bergamaschi, la direttrice dell’istituto Maria Caccagni e alcuni rappresentanti della famiglia personale e professionale di Capoferri. Di fronte alla folla accorsa all’intitolazione, don Tino ha benedetto la targa che solca la stanza simbolo delle iniziative importanti per gli studenti e i genitori. L’introduzione del ricordo per Bruno Capoferri è stata affidata alla direttrice Caccagni che, nel 1976, da insegnante alle prime esperienze, conobbe il maestro ormai presente da oltre vent’anni. Ha descritto cinque anni di collegialità e il ruolo fondamentale dell’educatore, non solo come emittente di sapere e conoscenza, ma anche come una figura umana e personale nei confronti di chi ha bisogno. Alcuni cenni sono stati dati in merito all’attività, da studente e professore, operata da Bruno Capoferri. Formazione da autodidatta, frequenza scolastica non regolare, l’incorrere del lavoro, ma la volontà di imparare a tutti i costi. Il ruolo del professore è stato ricordato anche dai colleghi insegnanti e dagli studenti di allora, che vedevano nella sua persona l’unico punto di riferimento. Una testimonianza diretta è giunta dalla professoressa Enrica Trombini, direttrice della scuola fino all’uscita nel 1981. Altri pensieri sono arrivati dai professori Todeschini e Giuseppe Biati, entrambi dirigenti scolastici dell’istituto primario dopo gli anni Ottanta. Le tesi hanno trattato di una personalità in veste di unico maestro, ma propenso ai cambiamenti che di lì a poco sarebbero giunti, come il tempo pieno e l’orario unico. Parti attive nella documentazione sono state anche le classi quinte, in rappresentanza dell’intero nucleo scolastico. Nel ruolo di storici, gli studenti hanno analizzato la vita di Capoferri, nato a Barbengo nel 1921 e alla prima esperienza da insegnante nel 1946 quando, dopo l’esame di abilitazione e il periodo di guerra passato in prigione, tenne le lezioni a Castelletto di Leno (Bs). Il registro di classe, mostrato cinquant’anni dopo, indicava la nuova destinazione del maestro a partire dal 1957: Lumezzane. 153 giorni di scuola rispetto ai 205 di oggi e 38 alunni per classe, con punte anche di 48. Lavoro, storia e geografia, canto, scienza e igiene, educazione morale, civile e fisica, letteratura italiana e bella scrittura erano le materie insegnate. Sono intervenuti all’incontro anche il fratello Ferruccio e la sorella Lidia, che hanno trattato il lato personale e rispettoso di Bruno. In rappresentanza degli studenti di allora erano presenti Alberto Angeli e Angelo Ghidini che, con un filo di commozione, ha ripetuto l’appello storico di Capoferri. Chi era presente e chi, invece, non lo era. E’ stata fatta la cronaca di una giornata ordinaria di scuola, senza rumori o schiamazzi e con l’inno nazionale da cantare tutti i giorni. Una vita professionale che continuava anche dopo il normale orario scolastico quando, come da testimonianza del primo cittadino, Capoferri dava lezioni private ad uno studente malato da diversi mesi. E con la pensione, giunta nel 1988, il Maestro non si è fermato alle bellezze della vita, ma ha aiutato gli altri anziani nella sua stessa situazione, tra pratiche burocratiche e documenti da presentare.
Fabio Zizzo |