Questo è il messaggio scaturito da un convegno sull’Urbanistica delle scorse settimane, organizzato al teatro Odeon di Lumezzane dal Dipartimento Interventi territoriali e dal competente assessorato, in collaborazione con la Fondazione sulla Pubblica amministrazione «de Iure Publico». Durante il congresso dal tema «Il ruolo della pianificazione comunale negli atti del PGT», sono intervenuti, fra gli altri, l’architetto Gian Piero Pedretti, dirigente del Dipartimento interventi territoriali e l’avvocato Bruno Bianchi, presidente della Fondazione. L’occasione dell’incontro è stata quella di analizzare la struttura morfologica del comune valgobbino, dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri e in prossimità di uno sviluppo futuro. Lumezzane è stato studiato in relazione alle leggi regionali approvate dal Pirellone negli ultimi anni e in base alla presenza umana sul territorio. A partire dal numero degli abitanti, l’area del Gobbia ha visto aumentare di quasi cinque volte, nel corso di cento anni, la presenza di cittadini, passata da oltre 5 mila (1911) a circa 24 mila oggi. E’ ancora più evidente il dato relativo ai vent’anni compresi tra il 1951 e il 1971, quando Lumezzane era terra preferibile da parte di numerosi immigrati. In quel periodo gli abitanti passarono da 12 mila a circa 23 mila. Invece, non sembra essere cambiata la vena industriale di Lumezzane, visto che dai libri di storia e dagli interventi dei partecipanti si parla, all’inizio del secolo, di prevalente lavoro agricolo, ma di una buona predisposizione alla metalmeccanica e all’artigianato. (f.z.) |