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Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire, ma al di là della manifestazione musicale vorrei richiamare l’attenzione su alcune considerazioni.
Da anni le canzoni di San Remo non si vendono, ci sono stati casi eclatanti di sparizioni dal mercato discografico dei vincitori, la stessa canzone vincitrice lo scorso anno è pressoché scomparsa e sfido chiunque a ricordarne il titolo esatto (si sa solo che parla di un volatile!!). È evidente che il Festival della Canzone Italiana altro non è che uno spot pubblicitario delle case discografiche che cercano, con più o meno fortuna, di confezionare un prodotto vendibile. Quest’aspetto prettamente commerciale spiega, anche se non giustifica a livello etico, gli alti compensi dati ai presentatori – testimonial del più lungo spot televisivo (cinque serate) dell’anno.
Altra storia è invece la canzone italiana con o suoi malanni cronici.
Il fenomeno Internet è sicuramente penalizzante per tutti quegli artisti, o sedicenti tali, che cercano il successo con una canzone – tormentone, magari lanciata come colonna sonora di uno spot televisivo mentre, di contro, è un facile mezzo di divulgazione per chi produce dei lavori musicali che durano nel tempo e che hanno come maggior fonte di guadagno i concerti dal vivo.
Per fare questo però bisogna avere qualche cosa da dire, le capacità necessarie per salire sul palco, le capacità di organizzare uno spettacolo e catalizzare l’attenzione del pubblico; penso che gli artisti con queste caratteristiche in Italia si contino sulle dita di due mani.
Per quanto riguarda la diffusione della cultura musicale, misurata nel Vs. articolo in numero di strumenti musicali acquistati “pro capite”, Vi faccio solo notare che nella finanziaria 2007 vi sono gli incentivi per la frequentazione delle palestre e delle scuole di calcio ma nulla è previsto per la diffusione, in generale, della cultura, delegata in questo caso solo ed esclusivamente alle scuole.
Sarebbe facile a questo punto concludere che da popolo di artisti e navigatori ci siamo trasformati in un popolo di calciatori e di veline ma, per fortuna, non è così. Non è così perché esiste un sottobosco culturale formato da giovani e giovanissimi che, nel caso della musica, coltivano le loro passioni anche quando questo vuol dire impegno e sacrificio. Non per niente, con molta fatica, nascono e si consolidano anche nella ns. provincia delle piccole e interessanti realtà come gruppi culturali, concorsi artistici e canori, gruppi corali ecc. e che giovani bresciani vanno a vincere o a classificarsi in concorsi canori e musicali a livello nazionale (anche se completamente ignorati dalla stampa e dai mass media locali).
Rimango in ogni caso, quindi, speranzoso che un futuro Sanremo si trasformi in una vetrina di giovani talenti (e ce ne sono tanti in giro per la penisola) e lasci in soffitta i pezzi di antiquariato.
Gianfranco Mazzolari |