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Le scrivo per conto del sindacato UMI per rappresentarLe il forte e crescente disagio di una larga parte dei cittadini italiani, ma anche dei medici per l’applicazione del contributo economico (ticket) richiesto sulle prestazioni sanitarie.
In particolare il valore del ticket su alcune prestazioni diagnostiche (esami chimico clinici, alcuni esami radiologici, ecc…) è superiore allo stesso valore delle prestazioni.
Tale situazione è assolutamente assurda ed inaccettabile.
Siamo arrivati al punto che il medico curante, alla fine della visita in ambulatorio, si trova a dover calcolare la convenienza (differenza tra ticket e costo reale dell’esame) per il cittadino tra la prescrizione su ricetta rossa, a carico del SSN con ticket, o la prescrizione su ricettario personale del medico perché oggi può risultare meno costoso eseguire gli accertamenti privatamente. Tale situazione avviene già anche per alcuni farmaci.
Questa operazione impropria è diventata più frequente e necessaria da quando il ticket sulle prestazioni specialistiche è ulteriormente aumentato diventando troppo oneroso specie per i cittadini a medio-basso reddito (vedi aumento del costo della vita e contemporanea perdita di valore d’acquisto delle retribuzioni).
Ad esempio, in Lombardia, dal 2 gennaio 2007 le prestazioni specialistiche pagano un ticket massimo di 56 euro ogni ricetta (cioè uno può pagare euro 112,00; euro 168,00; ecc… per più ricette), euro 33,00 per ogni visita specialistica e euro 19,00 per i controlli.
Le esenzioni, previste, dalle normative nazionali e regionali non risolvono il problema , perché non tutti i cittadini si trovano in condizione di godere delle esenzioni per patologia o per età o per altri motivi. In particolare mi riferisco alle patologie acute, sempre meno ricoverabili, o gli accertamenti in caso di definizioni di patologie non ancora diagnosticate.
Un’altra conseguenza dei tickets e del loro aumento è la rinuncia di molti cittadini ad eseguire gli esami prescritti dal medico o la richiesta dell’assistito al medico di non prescriverglieli: le conseguenze negative sulla salute sono evidenti e mettono in crisi il principio di universalità del Servizio Sanitario Nazionale (o Regionale che sia).
Chiudo con la proposta che il meccanismo dei tickets debba essere rivisto, con urgenza, introducendo un riferimento al reddito individuale o familiare per tutte le età. Il contributo alla spesa sanitaria dovrebbe sempre rappresentare una percentuale minoritaria del valore dell’esame stesso (non dovrebbe superare il 20% del valore stesso) fermo restando il tetto massimo già esistente secondo i vari ordinamenti regionali.
Non penso che l’introduzione di un federalismo (leggi regionalismo) sanitario ulteriormente “spinto”, come richiesto da alcune Regioni, possa essere la soluzione di questi problemi perché non bisogna dimenticare che le Regioni, le Aziende Sanitarie Locali (ASL) e le Aziende Ospedaliere assorbono una gran parte delle risorse destinate all’assistenza, ripartite dallo Stato, per pagare i propri apparati amministrativi-burocratici sempre più pletorici e costosi.
Distinti saluti.
Il presidente UMI
dott. Francesco Falsetti
e-mail: unionemediciitalini@tin.it
Brescia, marzo 2007
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