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 Nr.19 del 12/10/2009
 
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Cattiva ''minestra'' televisione
…quando un intero popolo diventa carne da televisione dai l’allarme.


  


Circa un mese fa, ho fatto una piccola inchiesta nel comune di Villa Carcina. Dalle domande che ho posto ai gestori delle quattro edicole presenti sul territorio è emerso che su un bacino d’utenza di circa 12000 persone (3000 utenti per ogni edicola) solo 60 di loro acquistavano un quotidiano per ogni unità di vendita. Ciò sta a significare che su un campione di 3000 individui, 2940, hanno accesso all’informazione solo attraverso la televisione. Cinque anni fa, mia madre, che aveva da poco compiuto 80 anni, disgustata dalla volgarità e dalla banalità della maggior parte dei programmi televisivi, ha aperto la finestra del suo soggiorno, sollevato l’elettrodomestico, e scagliato lo stesso con rabbia nell’orto sottostante. Il Moloch odierno è rimasto per mesi a monito di chiunque avesse voglia di capire. Dopo questo fatto qualcuno ha cominciato ad appellare mia madre come “la matta” del paese. La mia famiglia fortunatamente, non ha mai tenuta in grande considerazione le opinioni della gente comune. Mia madre non era sola, nella battaglia contro la generale dipendenza da un elettrodomestico che entra in casa come un servo ed in poco tempo ne diventa il padrone assoluto. Come avrete modo di scoprire continuando a leggere questo articolo, era in buona compagnia, anzi ottima.

“La televisione è un fattore inquietante molto più virulento di qualsiasi altra cosa che sia stata individuata dagli ecologisti”. Ma “Il potere inquinante della tivù non ha niente a che vedere con i contenuti dei programmi: è tempo che insorgiamo per scacciare questo strumento dalle nostre vite private. Dobbiamo estirpare totalmente la televisione”.
Marshall McLuhan

“…quanto alla televisione, non voglio spendere ulteriori parole: ciò che ho detto a proposito della scuola dell’obbligo va moltiplicato all’infinito, dato che si tratta non di insegnamento, ma di un “esempio”: i “modelli”, cioè, attraverso la televisione, non vengono parlati, ma rappresentati. E se i modelli sono quelli, come si può pretendere che la gioventù più esposta e indifesa non sia criminaloide o criminale? é stata la televisione che ha, praticamente (essa non è che un mezzo), concluso l’era della pietà, e iniziato l’era dell’edonè. Era, in cui i giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell’irrangiungibilità dei modelli proposti loro dalla scuola e dalla televisione, tendono irresistibilmente a essere aggressivi fino alla delinquenza, o passivi fino all’infelicità (che non è una colpa minore).
Pier Paolo Pasolini

“La televisione cambia radicalmente l’ambiente, e dall’ambiente così brutalmente modificato i bambini traggono i modelli da imitare. Risultato: stiamo facendo crescere tanti piccoli criminali.
Ora, è accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il più importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla, e così sarà se continueremo a consentirne l’abuso. Essa è diventata un potere troppo grande per la democrazia. Nessuna democrazia può sopravvivere se all’abuso di questo potere non si mette fine”.
Karl Popper (Cattiva maestra televisione)

“Formare le abitudini dei figli, a volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore perché ci sono cose migliori da fare, o perché la considerazione verso altri membri della famiglia lo richiede, o perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa. I genitori che si servono a lungo della televisione come di una specie di bambinaia elettronica, abdicano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli”.
Giovanni Paolo II, discorso del 24 gennaio 1994


A quanto pare ce ne sono di pazzi oltre a mia madre.

Due settimane fa vi ho “deliziato” con un racconto di Hubert Selby, che penso abbia chiarito meglio di qualunque altra citazione quello che potrebbe accadere, (se già non è accaduto), se lasceremo che un semplice elettrodomestico diventi a sua volta come la religione: l’oppio dei popoli.
Sfortunatamente per noi, i danni che la televisione può provocare nell’organismo umano, vanno molto oltre i semplici disturbi psicologici. Alle conseguenze nefaste che le immagini del piccolo schermo producono nel nostro inconscio, si debbono aggiungere i numerosi danni collaterali che l’esposizione alle radiazioni, per nulla innocue della televisione, provocano al nostro corpo. Un’importante ricerca scientifica pubblicata su New Scientist nel luglio del 2004, spiega, che bombardare costantemente il cervello (costituito per 86 % di acqua) con radiazioni elettromagnetiche, può creare seri problemi alla salute stessa dell’organo ed al suo funzionamento, nonchè accelerare la crescita e lo sviluppo sessuale nei ragazzi tra i sei e i dodici anni.
Il dottor Roberto Salti dell’Istituto pediatrico Meyer, ci racconta, che uno dei fenomeni degli ultimi anni, è l’anticipo della pubertà dei ragazzini. Secondo le sue ricerche, dagli anni ‘50, agli anni ‘90, la pubertà iniziava mediamente verso i dieci anni per le femmine, e gli undici e mezzo per i maschietti. Adesso è tutto anticipato anche di dodici mesi. Un’anomalia molto più pericolosa di quanto possa sembrare. Un’accelerazione anormale, i cui effetti potrebbero risultare devastanti negli anni a venire. Anche nella prestigiosa università di Memphis, hanno studiato negli anni Novanta, l’eventuale correlazione tra l’esposizione alle onde elettromagnetiche e il cervello, e il loro studio, pur se compiuto su soli trenta bambini, ha dimostrato che in pratica, la televisione “addormenta il cervello”. Le onde emesse dal tubo catodico abbassavano l’attività cerebrale (nei bimbi presi in esame) al di sotto della soglia che normalmente si evidenzia in stato di riposo. Questa specie di “catalessi” non riguarda solo i bambini, secondo la stessa ricerca, infatti, a noi adulti sarebbe sufficiente mezz’ora di Tivù per ridurre il quoziente intellettivo (Q.I.) di almeno 50 punti, ovvero per i più dotati intellettualmente, di circa un terzo. Influenze meno deleterie, avevano i fumetti negli anni tra il ’60 il ‘70. Ciò non impedì a mio fratello di paludarsi con un enorme accappatoio, e di recarsi sul tetto della nostra casa a due piani con l’intenzione di volare come Super Man. La minaccia di cinghiate reali da parte di mio padre, le lacrime di mia madre, e le mie esortazioni a buttarsi, (sarei rimasto figlio unico, e unico erede dei suoi giocattoli) lo convinsero a desistere dal disgraziato progetto iniziale. Mio fratello non emulò Nembo Kid, ma tutti i neri d’America dopo la lettura della poesia di Gorge Buggs, scritta nel 1970 sognarono di diventare John Wayne.

“Anche tu puoi essere John Wayne”

Negri seduti a parlare di fesserie,
di come fosse ganzo John Wayne
in quel film di cowboy, (trasmesso alla tivù)
dove ammazzava tutta quella gente,
eludendo il fatto che fosse solo un film.
Recitavano soltanto, nessuno è morto.
Si sono rialzati dopo che le cineprese
sono state rivolte altrove. Il pomodoro è stato ripulito,
sono andati nei loro camerini, hanno messo i piedi sul tavolo,
hanno aspettato un’altra ripresa, e i negri
stanno seduti a vociare sul potere del dio bianco,
il loro dio, il mio odio. Senza capire che i veri eroi sono:
Huey e Ahmad e Malcom e Rob e Bobby,
e senza sapere che anche loro possono essere degli eroi.
E che forse un giorno avranno “la chiave del cesso dei bianchi”.


Jo Dallera


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