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All’inzio del Novecento del millennio passato il tram sviluppava un rete di tramvie in città estesa al territorio provinciale. Poi si è passati al bus a filo (filobus o filovia), infine al "pulmino verde" ed alla metro leggera della quale si torna a parlare a Brescia relativamente ad un progetto per nuove stazioni mentre non è ancora in esercizio il primo tratto che è da completare. Il sindaco Adriano Paroli ha già discusso di nuovi progetti in Giunta. Il Consiglio di Amministrazione di Brescia Mobilità su proposta del presidente Vittorio Prignachi approva l’idea. Ma la parola definitiva è competenza del Ministero delle Infrastrutture dal quale dovrà essere erogato il finanziamento di 150 milioni di euro. Una somma di tutto rispetto che finirà per gravare sulle tasche dei contribuenti.
La "talpa" messa riposo lo scorso 16 febbraio potrebbe, perciò, tornare a scavare procedendo da Lamarmora in direzione ovest, verso la fiera, per tre chilometri e mezzo e cinque stazioni aggiuntive: Lamarmora, piscina di Via Rodi, via Salgari, via Orzinuovi e Fiera che a chiamare con questo nome il polo alle porte della città sembra tutta una presa in giro. C’era già un Centro Fiera funzionante a Montichiari, che utilità aveva fare un duplicato? Misteri della politica!
Sulla notizia di nuovi progetti per la metro, le reazioni sono le più disparate. Qualcuno osserva che la precedente amministrazione ha dato il via ai lavori cominciando la casa dal tetto invece che dalle fondamenta come sarebbe stato logico. Altri sono del parere che per la città la metro, pur leggera, è totalmente inutile: con un decimo degli euro già spesi si poteva ricreare la vecchia rete tranviaria e farla funzionare seriamente - anche la sera - dando un vero servizio alla città. Il problema, però, non è quello di collegare Mompiano a San Polo. La questione vera è quella di collegare Rezzato, Sarezzo, Gardone V.T. ecc... con una rete efficiente e duratura. Si discute pure di parcheggi. Uno, forse il principale, è quello di Valtrompia alle porte della città.
La metro che è certamente un affare. Magari per pochi ma non per la maggior parte dei bresciani che si ritroveranno a dover provvedere a fornire altra linfa ai bilanci pubblici. Che non è uno scherzo di fronte alla montagna di debito pubblico che singolarmente ognuno si trova sul groppone e trasferirà, giocoforza, alle future generazioni fatte di nipoti e pronipoti. Da qui all’eternità? (f.pio) |