Alla presentazione in via della Torre erano presenti molti conoscenti e curiosi che hanno visionato tre diversi tipi di opere artistiche: quelle legate al colore, protagonista delle opere di Giuliana Donati, il graffitismo di Giuliano Cardella e la condizione di povertà e precarietà presente negli stracci applicati da Stefano Perilloso sulle sue opere.
Hanno fatto gli onori di casa il sindaco valgobbino Silvano Corli e l’assessore alla Cultura, nonché vicesindaco, Giorgio Dario Zani.
Il primo intervento introduttivo della mostra è stato affidato alla responsabile dello Spazio Arte, che ha descritto, in breve, a cosa si sono rifatti gli autori per le loro opere e che tipo di emozione vogliono creare in chi visiona i dipinti. In particolare, Giuliana Donati, con i suoi dipinti ricchi di colore distesi e mescolati con altri, ha trovato ispirazione nell’espressionismo astratto con il suo più classico fondatore quale era stato Rothko; le opere mostrano una ricca presenza di colori, ma questi non si oppongono l’uno all’altro, bensì lo completano e rivelano la propria anima e il proprio sentimento. Giuliano Cardella si è invece rivolto al graffitismo americano, anche se lui stesso preferisce definirlo “internazionale”. Ciò che caratterizza le opere di Cardella è la mescolanza di pittura, associata all’uso di collage e decollage.
Sono ben visibili opere che rappresentano bambini con gli occhi coperti da una fascia rossa e bocche che sembrano rimanere chiuse. In questo, ha spiegato l’autore, è stato mostrato come nessuno sia diverso rispetto all’altro. Infine è stata la volta di Stefano Perilloso con le sue opere che mostrano precarietà, povertà, ma anche radici familiari.
Tutto questo dà però cenni di speranza verso nuove tradizioni e nuove culture.
Gli interventi conclusivi dell’inaugurazione sono stati affidati all’assessore e al sindaco che hanno mostrato quanto sia importante questa terza edizione di Spazio Arte perché, come ha fatto notare il vicesindaco, questo dà la possibilità di percorrere le tappe professionali degli artisti e non includerli all’interno di un cosmo generale, spesso anonimo, di autori. (f.z.)
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