|
Una selezione di scorzone estivo |
|
Il territorio interessato dal Patto è considerato nel suo complesso, dalle programmazioni regionali, come un insieme di aree svantaggiate per quanto riguarda le condizioni materiali di vita, le possibilità di occupazione e le infrastrutture per la vita sociale. I territori del Patto sono infatti caratterizzati da un basso livello di crescita del reddito, dal permanere di una notevole importanza del settore agricolo rispetto all’industria, all’artigianato (anche se nel territorio è presente una rete diffusa di aziende artigiane e di piccole e medie imprese) e al terziario e da un rilevante processo di declino demografico che genera diffusi fenomeni di desertificazione del territorio.
La struttura orografica dell’area vasta del Patto, evidenzia una prevalenza di territori montani (il 53% secondo la classificazione Istat), mentre la restante parte è collinare. Il Patto Territoriale dell’Appennino Centrale è un Patto interregionale, caratterizzato da una elevata complessità amministrativa. L’area interessa i territori di 11 Comunità Montane confinanti con le Regioni Toscana, Emilia Romagna, Marche ed Umbria; 4 Province -Pesaro e Urbino, Arezzo, Perugia, Forlì-Cesena; 89 Comuni di cui 83 rientranti nell’obiettivo 5b dei fondi strutturali e che ricadono nei benefici dell’articolo 92/36 del Trattato di Roma. Sotto il profilo sociale e demografico i principali problemi, relativi allo spopolamento, all’invecchiamento della popolazione e all’erosione delle strutture e dei servizi del welfare, si presentano strettamente interconnessi. Il fenomeno di spopolamento che si registra in molti comuni dell’area (la densità abitativa, con 53,2 abitanti per Kmq si colloca molto al di sotto della media nazionale pari a 190,7), per la maggior parte montani, porta con sé non solo rilevanti e costosi rischi ambientali, ma anche problemi sociali. L’esodo da questi territori oggi si può dire arrestato, ma le conseguenze dei processi migratori passati, che hanno allontanato soprattutto i più giovani (accentuando così l’abbassamento del tasso di natalità dell’area) e i più intraprendenti verso luoghi che potevano offrire possibilità lavorative e di vita (quantità e qualità dei servizi offerti) più idonee alle loro capacità ed aspirazioni, si manifestano ancora in livelli demografici progressivamente decrescenti e nella tendenza all’invecchiamento della popolazione (forte è la presenza percentuale delle classi di età superiori ai 55 anni). Allo spopolamento inoltre, si associa normalmente la progressiva erosione delle strutture e dei servizi del welfare, nell’area giudicati carenti sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, soprattutto nei settori della sanità e dei servizi sociali. La marginalità che caratterizza questi territori è nata dalla loro estraneità al modello di crescita della produzione, dei consumi e dei servizi proprio delle realtà urbane. D’altra parte, questo è andato a vantaggio della qualità del territorio, consentendo la conservazione di valori ambientali e culturali propri e irripetibili che in certo modo fa da contrappeso alle condizioni sfavorevoli aumentando la qualità della vita, legata anche ad una intensa socialità basata sui valori ancora saldi della solidarietà sociale,
favorita da legami di parentela estesa, e su ritmi di vita non convulsi.
info: www.appenninocentrale.it |