In oltre settecento pagine, stampate dalle Edizioni Bressanelli di Manerbio, Mario Quadri pubblica il "Libro di caccia alla seguita" ponderoso volume che ha il sottotitolo: "Sintesi zoognostica e cinotecnica".
È un'opera unica, già richiesta da naturalisti, studiosi e ricercatori sull'evoluzione degli animali, nella quale è ampia la documentazione fotografica e per immagini che illustrano lo sviluppo e la mutazione genetica dei segugi, mentre alcune pagine in ristampa anastatica offrono la lettura gli atti della nascita, nel 1954, della Pro Segugio ed in appendice il lessico del segugista ed i termini di zoognostica canina.
Importanti i primi capitoli (come gli altri del resto) che trattano della caccia e della sua evoluzione storica a partire dalla preistoria, per passare alle tecniche di cattura dei primitivi dando risalto al valore immenso delle incisioni camune ed alla civiltà delle palafitte fino ad epoche, per così dire, più recenti. Una particolare trattazione è dedicata alle armi da caccia, dalle lame alle balestre agli schioppi ai più moderni fucili dei quali la Valtrompia è terra d’esperti costruttori.
In premessa al volume Quadri, uno che sa tutto del mondo venatorio e dell'allevamento dell'amico dell'uomo a quattro zampe che lo segue, scodinzolando docile ed obbediente, dichiara che il primo obiettivo della sua impresa, poiché di impresa autentica si tratta, è stata "la volontà di aggiornare l'attività cinofilo venatoria adeguandola alle moderne realtà" ed avverte che il libro è rivolto in particolare ai giovani "per stimolare la loro vocazione ai nostri segugi italiani e quelli stranieri presenti sul territorio nazionale". Cita Senofonte che ha definito "La caccia un dono degli dei" mentre sostiene le ragioni di quanti praticano un'attività venatoria plurimillenaria che consente di "dimostrare per prima cosa, una morale, una nostra etica secolare" poiché la venagione "soprattutto è arte, è intimo piacere, è passione, è scienza, è cultura, è educazione" al rispetto dell'ambiente e alla valorizzazione della natura.
Il libro arricchisce la bibliografia dei trattati più significativi della cinofilia e "continua la tradizione dei grandi scrittori bresciani che liberarono dai confini della loro terra la pratica della cattura, fosse a volatili o quadrupedi poco importa, inserendola nella narrativa nazionale dandole quindi un carattere di universalità". È quanto scrive Alessandro Sala, assessore della Provincia di Brescia con delega alla Caccia, nella presentazione della fatica di Mario Quadri, chiamato in giurie internazionali ad esprimere pareri ed assegnare punteggi ai soggetti portati in mostra per concorsi od anche solo per semplice esposizioni.
I riferimenti all'impegno di Quadri sono molti e sono desumibili dalle ricca bibliografia che elenca opere di editori nazionali e bresciani. Per restare agli autori di casa nostra ha risalto Eugenio Raimondi di Gavardo che nel 1621 pubblicò Cacce alle fiere armate e disarmate e degli animali quadrupedi volatili ed acquatici per affermare che il cacciatore "non solo d'arme dev'essere adorno", ma anche "di core, vantaggio ed arte". Altro autore citato è Agostino Gallo che nel 1564 diede alle stampe "Le dieci giornate della vera agricoltura e piaceri della villa" per affermare come la caccia è scuola di vita, mantiene integro l'uomo e ricordare come sulle montagne lombarde si cacciavano cervi, cinghiali, caprioli, lupi, daini, lepri con l'ausilio di "cani segugi, stivieri e levrieri". Venendo, invece, alle epoche più recenti sono da citare altre opere: "La caccia nel bresciano dagli albori della storia alla metà del Novecento" di Carlo Sabatti (2002), "La caccia attraverso le immagini dell'arte" di Carlo Corradini (2004), "Caccia, parole e volti" di Rodolfo Grassi e Federico Pea (2006) ricordando anche i contributi di Giuseppe Solaro, Luigi Zacchetti e Giulio Colombo, che l'autore definisce i suoi più cari maestri.
Sono molte le citazioni letterarie e poetiche riferite alla caccia da Mario Quadri che ha istruito intere generazioni di alunni nella lettura ed a far di conto, al suo paese, Bassano Bresciano, senza mai venir meno alla sua passione che ancora lo avvince di questi tempi che l'han portato oltre la soglia degli ottant'anni. Egli, da convinto seguace di Sant'Uberto, lancia l'invito a "difendere, sostenere la caccia coi cani delle razze da seguita che fra le tante attività venatorie, non è seconda nessuno. Va quindi onorata, sostenuta perché mai conosca il declino che è il preludio all'agonia. È solo così che noi garantiremo alle future generazioni di continuare a godere la poesia che solo una musicale canizza delle nostre mute può suscitare nella nostra anima di onesti e fervidi appassionati".
Franco Piovani |