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Il 29 dicembre del 1890, a Wounded Knee, si compì l’ultima tragedia degli Indiani d’America. Con l’usuale e ipocrita formula, il governo degli Stati Uniti, parlò di un nefasto incidente. Guidati da Piede Grosso, un gruppo di indiani Miniconjou e Hunkpapa, si stava spostando verso la riserva di Pine Ridge per ricongiungersi con Nuvola Rossa. Sulla sua pista incontrò quattro squadroni di cavalleria americana. Sventolando una lacera bandiera bianca, Piede Grosso, che viaggiava sopra un carro a causa di una polmonite devastante, andò verso i soldati chiedendo protezione. Il maggiore Samuel Whiteside, che comandava il settimo cavalleggeri, quello stesso giorno, aveva ricevuto ordine dal Dipartimento della Guerra di arrestare e imprigionare Piede Grosso, additato come fomentatore di disordini. Colpito dalla visibile sofferenza della guida dei Miniconjou, il maggiore ordinò che fosse caricato sull’ambulanza, dicendo al resto degli indiani che avrebbero dovuto seguirlo fino all’accampamento militare sul torrente Wounded Knee. (Narrano le leggende pellirosse, che lungo le sponde del fiume, in un luogo imprecisato, fosse seppellito il cuore di Cavallo Pazzo). Faceva un freddo intenso, e la neve cadeva da giorni ininterrottamente. Arrivati al campo, gli indiani di Piede Grosso, furono raggruppati al centro dello stesso, guardati a vista da uno squadrone che aveva in dotazione le nuove e micidiali mitragliatrici Hotchkiss. All’alba del giorno dopo, fu ordinato a tutti i pellirosse di consegnare le armi, e mentre Coyote Nero porgeva con riluttanza il suo Winchester, partì accidentalmente un colpo. Prese dal panico (quattro squadroni di cavalleria?) o forse ansiose di collaudare i nuovi strumenti di morte, le giubbe blu scatenarono l’inferno, uccidendo, o meglio massacrando oltre trecento indiani, la maggior parte dei quali erano; donne, vecchi, e bambini. In pochi minuti la coltre bianca si macchiò del sangue di una tribù pressoché disarmata. Ne sopravvissero poco più di cinquanta, che furono caricati e portati via dai carri dell’Esercito. Ecco nella rievocazione di Dee Brown, autore di “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee”, (una delle opere più affascinanti sulla storia del Popolo Rosso) le conseguenze della tragedia che pose fine a tre secoli di guerra indiana.
…Quando finì l’esplosione di follia, Piede Grosso e più della metà della sua gente erano morti o gravemente feriti; i morti accertati furono 153, ma molti dei feriti si allontanarono strisciando e morirono in seguito. Secondo una valutazione, dei 350 Miniconjou e Hunkpapa, ne erano morti circa trecento, tra uomini, donne, e bambini. I soldati ebbero 25 morti e 39 feriti, la maggior parte colpiti dalle loro stesse pallottole, quello che oggi mellifluamente viene appellato “fuoco amico”.
Dopo che i soldati di cavalleria feriti furono mandati all’agenzia di Pine Ridge, un distaccamento si recò sul campo di battaglia di Wounded Knee, raccogliendo gli Indiani che erano ancora vivi ed ammucchiandoli sui carri. Siccome appariva chiaro che prima di sera si sarebbe scatenata una tormenta, gli Indiani morti furono lasciati là dove si trovavano. (Dopo la tormenta, quando un gruppo di affossatori fu inviato a seppellire i cadaveri, trovò i corpi, compreso quello di Piede Grosso, congelati in pose grottesche.) I carri, con i Sioux feriti (quattro uomini e quarantasette tra donne e bambini) raggiunsero Pine Ridge quando era già buio. Poiché tutte le baracche disponibili erano occupate dai soldati, gli Indiani furono lasciati sui carri scoperti, esposti al freddo intenso, mentre un inetto ufficiale dell’esercito cercava un riparo. Finalmente fu aperta la Missione Episcopale, furono portate fuori le panche, ed il pavimento ricoperto con uno strato di paglia. Era il quarto giorno dopo Natale dell’anno del Signore 1890. Quando i primi corpi straziati e sanguinanti furono portati nella chiesa illuminata dalle candele, quelli che non avevano perso conoscenza poterono vedere gli addobbi natalizi che pendevano dalle travi del soffitto. Da un capo all’altro della chiesa, sopra il pulpito, era appeso uno striscione con delle lettere a caratteri cubitali: “PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ”.
Probabilmente i Pellirosse non erano “uomini di buona volontà”, anche se mi piace ricordare quel passo del Vangelo che recita: “Non chi dirà Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi farà la volontà del Padre mio”. Allora, cari cattolici, meno rosari e più opere di bene, meno messe e più amore cristiano, meno televisione e più letture del Vangelo. E dopo averlo letto il Vangelo, cercate di applicarlo. E smettetela di porgere le guance degli altri.
Augurando a tutti un felice Natale vi invito a ripercorrere mentalmente l’anno appena trascorso, cercando di capire, lo farò anch’io, se avete avuto nei confronti del vostro prossimo un atteggiamento conforme alle parole di Cristo.
Vi lascio con una poesia presuntuosa. Dopo aver ascoltato “Fiume Sand Creek”, di De Andrè non è facile scrivere qualcosa sull’argomento.
Wounded Knee
Scendevano
come farfalle di cenere,
i fiocchi di neve,
lungo le rive e sull’acqua
del fiume Wounded Knee.
Gli ordini degli ufficiali
dai lunghi coltelli,
(secchi come latrati)
fiocinavano il silenzio del cielo grigio.
Le iene blu dal viso pallido
seminarono seni e braccia.
(la testa di un bambino
rotolò tra le zampe
di un cavallo pezzato).
Due fucili a molte canne
inchiodarono al suolo
gli ultimi guerrieri.
Il sangue,
rosso come la nostra pelle
ritornava alla Terra
come una preghiera inascoltata.
A Wounded Knee,
sotto mezzo metro di neve
fu seppellito per sempre
il sogno della Nazione Pellirosse.
Il Grande Spirito volse altrove
il suo sguardo,
scegliendo il potere delle armi.
E noi ci ritrovammo soli,
a contare altri morti. |