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 Nr.1 del 15/02/2010
 
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Avviso ai naviganti
Scriveva Henry David Thoreau nel saggio “La disobbedienza civile”: In maggioranza gli uomini servono quindi lo Stato, non principalmente come uomini, ma come macchine, con i loro corpi


  



  



  


Sono l’esercito in servizio permanente effettivo, e la milizia, le guardie carcerarie, i poliziotti, etc. In molti casi, non vi è un libero esercizio del giudizio o del senso morale: essi si pongono invece sullo stesso piano del legno, della terra e delle pietre; e forse si potrebbero fabbricare uomini di legno che servano agli stessi scopi. Costoro non meritano più rispetto degli uomini di paglia o di un grumo di fango. Hanno lo stesso valore dei cavalli e dei cani. Eppure costoro sono comunemente considerati buoni cittadini. Altri – come molti legislatori, politici, avvocati, ministri del culto e funzionari – servono lo Stato soprattutto con la testa; e poiché raramente operano distinzioni morali, senza volerlo servono il Diavolo quanto Dio. Pochissimi, come gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori nel senso più nobile, servono lo Stato anche con la loro coscienza, e quindi necessariamente in maggioranza gli resistono; e sono comunemente trattati da esso come nemici.

Il saggio di Thoreau venne pubblicato nel 1849. Novantasei anni dopo, George Orwell, l’autore di 1894, un libro che spero tutti voi abbiate letto, pubblica “La fattoria degli animali”.
“La fattoria degli animali”, è un’acuta satira che Orwell usa per denunciare tutti i totalitarismi, quello di Stalin in particolare. Lo scrittore, probabilmente ispirato da “Noi” di Zamvatim e dal “Mondo nuovo” di Huxley, in questo suo breve romanzo, ci conduce per mano sulla metaforica collina che sovrasta “La fattoria” nella quale gli animali: maiali, cani, galline, piccioni, pecore, mucche, cavalli, capre, asini, anatroccoli, gatti; stanchi delle continue angherie a cui sono quotidianamente sottoposti dal proprietario Jones, decidono di ribellarsi. La rivolta è coronata dal successo, e gli animali si impadroniscono della fattoria. Con non poche difficoltà, nell’arco di alcuni mesi, i maiali per primi, imparano a leggere e scrivere. Nascono così, con decisioni democraticamente acquisite, i sette comandamenti, che uno dei maiali più abili nella scrittura, un certo Palladineve, verga su una parete incatramata, in caratteri bianchi e perfettamente leggibili
anche da grande distanza.

I sette comandamenti

1) Tutto ciò va su due zampe è nemico.
2) Tutto ciò che va su quattro zampe o possiede ali è amico.
3) Nessun animale indosserà vestiti.
4) Nessun animale dormirà in un letto.
5) Nessun animale berrà alcolici.
6) Nessun animale ucciderà un altro animale.
7) Tutti gli animali sono uguali.

Nonostante le buone intenzioni stigmatizzate dai sette comandamenti, ben presto i due capi della rivolta, Palladineve e Napoleon, dopo essersi imposti in modo prepotente e tirannico sugli altri animali, litigano tra di loro, e Palladineve è costretto ad un esilio forzato. I ventilati ideali di uguaglianza e fraternità, proclamati al tempo della ribellione vittoriosa, vengono progressivamente traditi. Ed un bel giorno, o meglio, un brutto giorno, i maiali si mostrano alle altre bestie ritti su due zampe. Napoleon, il grosso maiale, aveva accentrato su di sé tutti gli strumenti del potere, e gli animali della fattoria finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e gli stessi soprusi di prima.
I sette principi che avevano ispirato la rivolta, vengono sostituiti con un solo: “ Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.

Così conclude il suo breve ma intenso romanzo Gorge Orwell: “Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale, e ancora dal maiale all’uomo, ma già era impossibile distinguere tra i due”.

Tutto questo lo ho voluto testimoniare, perché da circa un mese, una ventina di poeti si sono dati appuntamento su Internet per denunciare attraverso le loro composizioni l’operato dell’attuale governo, dimenticando che dalla Liberazione ad oggi, l’Italia ha avuto solo governi cattivi e governi pessimi, e che il miglior governo, è quello che governa meno. Non possiamo imputare tutti i mali al governo presieduto da Berlusconi, anche il Dalailema ci ha messo del suo e noi italiani pure.
Se questi poeti avessero raccolto molti anni fa il testimone di autori come Pasolini, De Andrè, Gaber, forse il nostro Paese sarebbe migliore.

Io ho cominciato nel 1968 a scrivere poesie di impegno civile, a “dare l’allarme”, e non ho mai smesso. Purtroppo, parafrasando un noto proverbio: “Nel paese dei ciechi l’orbo è solo”.


DAI L’ALLARME!

Quando i maiali
camminano a due zampe,
dai l’allarme.
Quando i conigli
hanno i denti insanguinati
dai l’allarme.
Quando la chiesa fa mercato
del corpo di Cristo
dai l’allarme.
Quando nani e ballerine
ballano al funerale della democrazia
dai l’allarme.
Quando i soldati
corrono in armi
a difendere la pace
dai l’allarme.
Quando i poeti
scrivono solo per se stessi
dai l’allarme.
Quando un intero popolo
diventa carne da televisione
dai l’allarme.
Quando gli operai
muoiono come mosche
dai l’allarme.
Quando i politici
ingrassano come vitelli d’oro
dai l’allarme.

Ma prima di dare l’allarme
chiediti:
Io da che parte sto?


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