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Novantacinque primavere, una salute di ferro. Conservo un ricordo personale di ragazzino: attraversavo la piazza di Sarezzo per andare a scuola e lui, Alceste Bino, per quanto già anziano mostrava una forma fisica smagliante, muovendosi sulla sua bicicletta “Graziella” e vestendo rigorosamente canotta e calzoni corti, indipendentemente dal clima.
El Màgher aveva cavalcato biciclette di razza. Alceste nasce a Marcheno il 5 luglio 1914, da ragazzo era un campioncino: lui e il fratello maggiore, Narciso, erano i beniamini degli abitanti di Sarezzo: correvano e vincevano, sempre insieme. Ancora bambini avevano perso la mamma e tirare avanti con papà Angelo “Micio” e la sorella minore Giuseppina non era uno scherzo. Nel '53 Alceste perde improvvisamente il fratello e per lui è un colpo durissimo; nel frattempo si è sposato e mette al mondo tre eredi, un ragazzo e due femminucce.
Il figlio Luigi racconta: “Quando passavo in piazza a Sarezzo, sentivo i vecchi esaltare le imprese dei fratelli Bino. Correvano a Milano e partivano in bicicletta da Sarezzo; si presentavano alla partenza, correvano, vincevano e poi ritornavano a Sarezzo ancora in bicicletta. Erano tempi duri, c'era poco da mangiare ma tanta forza nelle gambe!”
Il tempo passa, ma al Màgher non manca la voglia di faticare e mettersi alla prova: smonta di sella e si dedica alla corsa in montagna, in salita – leggero com'è – sembra un camoscio e Sant'Emiliano diventa la sua seconda casa. I suoi record per età sono ancora imbattuti, forse sono imbattibili: a 62 anni sale in 49'26”, a 75 in 59'11” e a 84 anni in 1h03'16”. Chi corre e conosce la salita di Sant'Emiliano sa che sono riscontri impressionanti.
Amava i bambini e i nostri ragazzi gli volevano bene: nonostante l'età, era così vispo da far pensare che fosse immortale. Gli antichi Greci sostenevano che “la fama rendesse immortali” e il ricordo di te è indelebile. (t.t.)
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