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venerdì 22 novembre 2024 | 10:35
 Nr.5 del 15/03/2010
 
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Vanni, paladino della caccia ma non solo…
La nostra intervista al Consigliere bresciano Vanni Ligasacchi Capolista PDL alle Elezioni regionali 2010: la crisi economica, la fiducia e la sicurezza dei cittadini, il volontariato, la caccia e la ruralità


   Vanni Ligasacchi


In questi anni la nostra Regione Lombardia ha conquistato i vertici dell'eccellenza diventando modello da imitare anche in Europa. Purtroppo la crisi economica ha scosso le fondamenta di questo sistema
“La crisi ha sconvolto il mondo, e continua a produrre effetti negativi sull’economia reale, sulle imprese e sulle famiglie italiane. Io stesso, in coerenza con il momento difficile, ho condotto una campagna elettorale all’insegna della sobrietà, spendendo poco in cene e propaganda, investendo il minimo necessario in qualche manifesto, qualche spot e una lettera alle famiglie per illustrare il mio programma. In Lombardia abbiamo voluto che la crisi fosse affrontata nel modo giusto, pretendendo che le risorse pubbliche non fossero messe a disposizione solo del sistema bancario e delle industrie automobilistiche, ma trasferite alle famiglie e alle piccole e medie imprese: dobbiamo insistere nel difendere chi rappresenta la spina dorsale della nostra economia, chi produce ricchezza e occupazione. Le banche devono tornare a fare le banche, mentre ora la maggior parte degli istituti di credito, crea difficoltà di accesso al credito ai cittadini e alle piccole imprese. Oggi occorre investire a favore della competitività globale del sistema-paese, della valorizzazione della cultura d’impresa, della centralità del lavoro e della partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese”.

La fiducia e la sicurezza sono condizioni fondamentali per la vita e la crescita dei singoli e della società. Come vorrebbe affrontare questi temi nella prossima legislatura?
“Non è possibile affrontare questi temi senza partire dal presupposto che ogni cittadino deve veder affermato il diritto alla sicurezza. Nella società civile la garanzia di convivenza pacifica deve passare attraverso la valorizzazione del ruolo della Polizia locale, del potenziamento delle funzioni di polizia amministrativa, e dello sviluppo dei patti locali di sicurezza urbana. Mi lasci aggiungere che la sicurezza si deve garantire attraverso un’attenta politica di integrazione dei cittadini extracomunitari. I criteri vanno stabiliti, ma è certo è che i nuovi italiani dovranno rispettare i nostri costumi e le nostre leggi. Volontà di integrazione, lavoro certo, competenza professionale e conoscenza della lingua: questi i requisiti che consentiranno a un immigrato la piena riconoscibilità del diritto alla cittadinanza”.

La Lombardia è una terra generosa, dove la carità si è fatta impresa sociale nel silenzio e nella dedizione quotidiana di volontari e professionisti. Condivide questa visione?
“Non solo la condivido, ma ne sono fiero. Il tema della solidarietà è un tema caro alla politica della Giunta Formigoni. A questa solidarietà, concreta e operosa, abbiamo guardato per imparare come impostare dinamiche di Stato sociale giuste e virtuose, valorizzando e riconoscendo il non profit e il privato sociale e integrandone l'azione con interventi diretti dell'ente pubblico. I nostri programmi prevedono l’istituzione dello «Sportello sociosanitario unico», per semplificare l'accesso ai servizi degli utenti più deboli e svantaggiati; il contrasto e prevenzione della povertà valorizzando le reti sociali sul territorio e lo sviluppo della cooperazione sociale per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate, il potenziamento della lotta alle dipendenze attraverso un «patto con le famiglie» per l'educazione e la prevenzione, a scuola e sul territorio”.
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Lei è considerato il paladino della caccia e della ruralità. Cosa significa?
“Significa che esiste una cultura delle grandi aree metropolitane che non riconosce dignità e rispetto alla cultura rurale delle nostre campagne e delle nostre montagne, non ne riconosce i valori, come il senso del sacrificio, l’impegno costante, la conquista del benessere in un contesto di solidarietà sociale. Si prendano, per esempio, la caccia e l’ambiente che, dal mio punto di vista, rappresenta un immenso patrimonio di tutti, da salvaguardare con misure che non mirino a imbalsamarlo, attraverso vincoli insostenibili, ma a renderlo vivibile utilizzando le ricchezze naturali per trasformarle in opportunità. Per la caccia, dobbiamo puntare al recupero di tutte le tradizioni venatorie e, per l’ambiente, su un programma che includa meno sprechi e più risorse, meno emissioni e più energia pulita, e più contributi concreti a chi vive e lavora nell’ambiente delle aree rurali. Bisogna rompere un certo modo di concepire lo sviluppo e inaugurare un rapporto nuovo con l’ambiente, fra trasformazione urbana e rispetto del territorio”.

(intervista a cura di Silvia Filippi)


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