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Scriviamo, e sottolineiamo "forse", poiché le incognite sono ancora molte nonostante la strategia elaborata dal direttore Massimo Soppani abbia portato sulla pista di Montichiari il volo settimanale Lufthansa di un Boeing 737 tra Brescia a Francoforte per il trasporto merci. Vedremo se durerà. Agli impegni del Presidente non si può che auspicare che tutto vada a buon fine. Se lo augurano anche i valtrumplini che viaggiano in aereo, non per diletto. Intanto il presidente della Provincia di Brescia, sottosegretario all’Economia, on.Daniele Molgora spinge perché si arrivi a un accordo con i rivali anche per il fatto che l'assessore del Broletto Giorgio Bontempi siede nel consiglio della Catullo spa. Franco Bettoni, presidente della Camera di commercio, insiste perché Brescia possa avere uno scalo di serie A, con traffico passeggeri e non un solo aeroporto merci. Il Comune di Brescia ha stanziato 10 milioni perché siamo investiti solo in un'infrastruttura a maggioranza bresciana, autonoma e con la concessione in mano.
Abm, di cui la Cdc ha il 51% e Palazzo Loggia l’1% (il resto è di Aib e di altre associazioni imprenditoriali), chiede la concessione per poter controllare davvero la gestione del D’Annunzio. Oppure, in subordine, spera che si vada alla gara europea. Ma i veronesi resistono e vogliono tenere in mano tutta la situazione concedendo (bontà loro!) al massimo una subconcessione. Temono, infatti, che Brescia possa portargli la concorrenza in casa, facendo sistema con gli aeroporti lombardi di Bergamo e di Milano, uniti dal recente accordo tra Malpensa (Sea) e Orio al Serio (Sacbo).
Ma proprio il presidente del Catullo lascia barlumi di speranza. Egli, la settimana scorsa, ha illustrato un piano d’investimenti sul Gabriele D’Annunzio per 50 milioni di euro in modo da far transitare tra cinque anni - cioè nel 2014 - per lo scalo bresciano un traffico di 142 mila tonnellate di merci (sono state circa 40 mila nel 2008 e nel 2009) e 358 mila passeggeri (sono stati 259 mila nel 2008, 204 mila nel 2009 e se ne aspettano 191 mila nel 2010), puntando soprattutto sui poco redditizi voli low cost e charter. I fondi saranno concentrati sulle infrastrutture per il settore cargo, come l’allungamento ad almeno 3.500 metri della pista (ora di 3 mila) che dovrebbe costare intorno ai 10 milioni. Servirà per far arrivare gli aerei più grossi, come i Boeing 747-800. Mentre sono necessari nuovi magazzini per lo stoccaggio delle merci e ambienti per la movimentazione della posta.
E finalmente dovrebbe essere messo a disposizione delle compagnie carburante a un prezzo competitivo, grazie a un accordo con l’Aeronautica militare del vicino aeroporto di Ghedi.
Non sembrano obiettivi stratosferici e forse non sarà difficile raggiungerli investendo milioni a palate. Solo le Poste Italiane movimentano ogni anno dal D’Annunzio 31mila tonnellate di materiale (dati del 2009), che nel 2014 potrebbero diventare più di 33mila. Resta purtroppo l’incognita dei veronesi che temono il D’Annunzio come un’insidia ai loro piani di sviluppo. Dove? Non si sa, visto come lo scalo di Villafranca è compresso tra una dedalo di arterie stradali che delimitano l’area ormai sovraccarica. A meno che i veronesi accarezzino il piano di togliere altre terre all’agricoltura circostante già largamente penalizzata. Ma non avevano promesso che per Montichiari il futuro era nello scalo merci che a Verona con un grande onere di spesa pubblica non è realizzabile?
Franco Piovani
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