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La ''Madonnina'' della Grazie |
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I restauri hanno permesso il recupero dei dipinti novecenteschi di Palmiro Vezzoni, tra cui la raffinata “Annunciazione”. Un’ impresa lodevole che si aggiunge a quella precedente della scoperta straordinaria degli affreschi del ‘400 della cappella maggiore, impresa voluta dall’arciprete Don Roberto Zanini. L’intervento alla cassa lignea dell’organo ha permesso di recuperare anche le delicatissime cromie della medesima, risalenti agli anni trenta del ‘700, sicuramente prima del 1744, data dell’elenco degli strumenti fabbricati dal lumezzanese don Cesare Bolognini, che comprende anche quello della parrocchiale di Marcheno. È un’altra scoperta di grandissimo interesse, che stimola a programmare – magari nel biennio – la salvaguardia della parte fonica, onde ridare voce all’organo stesso, molto acciaccato… data la veneranda età.
Da poco sono stati portati a termine – pure dalla ditta bresciana Bonali e Fasser – gli interventi alle cappelli laterali ed al battistero, con soddisfazione di tutti e plauso unanime. Anche le policromie e le dorature delle pregevoli soase hanno riacquistato vivacità e splendore. Gli stucchi raffinati del ‘700 – dovuti ai Porta – sono stati rabberciati con finezza, insieme recuperando le delicate cromie originarie; tra i più singolari ricordiamo quelli dell’altare di S. Lucia, il primo a destra rispetto all’altar maggiore. Valorizzato anche lo stemma Corsini della soasa dell’altare di S. Pietro Martire e della cornice della teletta del Battesimo di Gesù, della seconda metà del 1600.
I parrocchiani di Marcheno da oltre un lustro si sono lodevolmente impegnati per salvare dal degrado la loro parrocchiale, con un onere economico notevolissimo; anche l’Amministrazione Comunale ha fatto la sua parte e – ci auguriamo di cuore – potrà intervenire sia per Marcheno che per Brozzo e Cesovo, a Dio piacendo.
Ma – in prospettiva – non si può non sperare in un’opera di salvataggio, ormai in extremis, per il bellissimo affresco del 1500 che orna una casetta cadente nella frazione Parte; è un dipinto da collegare ad una pestilenza, il quale raffigura la Madonna col Bambino, san Rocco e san Sebastiano.
Che dire poi della cappella della Madonna della Froscanégra, adiacente alla cascina Gitti in Rovedolo, che rischia di crollare? È tempo di avviare il restauro, almeno strutturale; molto viva è la devozione a questa “Addolorata”, riprodotta nell’affresco seicentesco – ridipinto – della Pietà, ovvero della Madonna col Cristo morto; ai lati ci sono due santi… che non si vedono più. Preoccupanti le gravi crepe della volta e delle pareti; la cappella da un decennio è transennata. Si spera di poterne scongiurare almeno la rovina.
Anche la cappella esterna al seicentesco santuario della “Madonnina” merita la pietà di un restauro. In particolare all’inizio del 1600 la Beata Vergine qui ha compiuto prodigi tanto che venne chiamata “S. Maria delle Grazie di Marcheno”. Vivissima è la devozione popolare per l’affresco “miracoloso” della “Madonna col Bambino in trono e angeli”, che risale agli inizi del 1500, ma il dipinto è sbiadito, la soasa è sporca e rotta, gli stucchi del 1700 sono rovinati, le decorazioni sono in condizioni precarie… Almeno – per ora – si rimuova dalla parete che guarda verso la strada perpendicolare a Via Madonnina, il tabellone in ferro dei necrologi, da posizionare senz’altro altrove, liberando la santella della Madre del Signore. Ed i restauri? Chissà… “La c’è la Provvidenza”, direbbe il Manzoni, ma i bisogni sono tanti.
Carlo Sabatti
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