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Il ''Banco di Prova'' anno 1920 ca |
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Sembra che già nel 1700 esistesse un Banco di Prova della Repubblica di Venezia. Ma scomparve con l'inizio del dominio austriaco. il Banco di Prova italiano venne istituito can il Regio Decreto del 13 gennaio 1910 come Consorzio tra Enti pubblici, ma comincia a funzionare solo dal 1920 con i laboratori di Gardone e Brescia (chiuso poi nel 1930). Nel 1925 un'altra sezione, a Camerlata (CO) ebbe vita per un solo anno. La sede attuale del Banco di Prova, in via C. Mameli 57/59 a Gardone Valtrompia fu inaugurata nel 1951. La prova delle armi, facoltativa all'inizio, divenne obbligatoria con il regio decreto del 20 dicembre 1923. Il “Banco” di Via Mameli 23 è il luogo dove le armi prodotte in Italia devono essere appunto obbligatoriamente “provate” prima di poter essere messe in vendita da parte dei produttori armieri i quali sottolineano il fatto che la crisi economica e le esigenze del mercato potrebbero mettere in ginocchio la Valtrompia, la Valle “dove ogni casa è un’officina”, dove come è ben noto si concentra oltre il 90% degli addetti ai lavori, che superano con l’indotto le venticinquemila unità. Pierangelo Pedersoli, Presidente del Consorzio Armaioli Bresciani ha pubblicamente sottolineato nei giorni scorsi, infatti, che "…se il Banco di Prova non riuscirà a risolvere i suoi problemi interni saremo costretti a mettere in libertà i nostri dipendenti. Mi sembra assurdo che per 62 dipendenti del Banco venga messa in ginocchio l'intera Valle; purtroppo ogni quattro anni dobbiamo subire questi problemi, con gravi ripercussioni sui nostri ordini già fortemente contratti dalla crisi economica che ha picchiato duro". In effetti, le armi sportive hanno avuto un calo notevole. Nel 2007, in Italia la produzione di fucili è stata ad esempio di 117 mila, numero sceso nel 2008 a 99 mila, e nel 2009 a 74 mila pezzi.
Direzione e sindacati, al momento in cui il VALTROMPIASET va in stampa, non hanno ancora trovato un accordo, nonostante anche un incontro in Prefettura (ed il giorno dopo – venerdì 21 maggio - al Banco), e gli scioperi ed i picchettaggi sono in atto, anche se la situazione sembra prendere una direzione positiva per le parti in contrasto.
Sulla vertenza in atto ha preso decisa posizione Aldo Rebecchi, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Banco di Prova nel corso di una conferenza stampa. Ed è probabilmente anche per questo che la vertenza ha imboccato la strada per una soluzione condivisa. “Sì tratta di una lotta esagerata e irragionevole, una forma di lotta per incrementi salariali per certi versi incomprensibile e sconcertante dato anche il periodo di crisi che stiamo attraversando – ha detto senza mezzi termini Rebecchi -. Il fatturato del Banco cala significativamente, l’utile netto che nel 2008 era di 130 mila Euro è sceso nel 2009 a 91 mila Euro, non possiamo e non vogliamo certo aumentare le tariffe per le prove delle armi che sarebbero un ulteriore tassa a carico dei produttori armieri, e i costi che il Banco deve sostenere non permettono di pensare ad aumenti di stipendi, del resto come si fa ad accettare al 100% le proposte sindacali per dei lavoratori che hanno una paga di per sé piuttosto alta”. Ed a dimostrazione di ciò mi viene consegnata (ovviamente senza i nominativi) la tabella delle singole retribuzioni dei dipendenti del Banco da cui si evince un netto mensile medio anche superiore ai 1500 Euro, con un elevato numero di dipendenti che si assesta a quota 1900, 2000 Euro mensili netti.
Ed ecco di seguito in estrema sintesi alcune delle proposte della Direzione del Banco ai dipendenti, proposte “da non considerarsi definitive, ma discutibili”, come ha evidenziato il Presidente Rebecchi. Per quanto riguarda l’incremento del “Premio di Risultato” nel quadriennio 2009-2012 questo è superiore di 250,07 Euro rispetto all’incremento verificatosi nel quadriennio 2005-2008, mentre l’Erogazione Aziendale è elevata a 170 ore per tutti i dipendenti. A fronte di questi aumenti la Direzione del Banco richiede un aumento medio di produttività del 5% circa. Questo comporta che in alcune postazioni l’aumento potrà essere superiore, in altre inferiore o nullo. In termini di minuti di lavoro l’aumento equivale a 20 minuti: infatti, dei 480 minuti teorici, detraendo i 72 minuti di pausa si hanno 408 minuti di produzione, il cui 5% è pari a 20, cioè 4 minuti. La Direzione richiede altresì di portare da 16 a 40 ore la banca-ore dell’accordo del 2 marzo 2001 introducendo dei meccanismi che la rendano utilizzabile. La richiesta è motivata in quanto storicamente i picchi di produzione sono ricorrenti nei mesi di giugno, luglio e settembre, e inoltre è in tali mesi che i dipendenti chiedono di utilizzare delle giornate di ferie. Per contro nei mesi di dicembre e gennaio si registra una contrazione di lavoro, da ciò- secondo la Direzione del Banco – la necessità di avere strumenti di flessibilità quali appunto la banca-ore per evitare di ricorrere agli ammortizzatori sociali quali la CIG. La Direzione ha accettato di pagare le festività cadenti di sabato ai dipendenti operai a tempo indeterminato in forza al BNP al 31 dicembre 2008.
Silvia Filippi
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