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Nel nostro paese, abbiamo avuto per circa sei mesi quasi una stagione monsonica. Ci sono sinistri presagi nel cielo e in mare. Pare che la nostra Madre Terra stia mostrando una certa insofferenza alle continue torture infertele, nell’indifferenza dell’informazione internazionale. Il maggiore polmone verde della Terra, l’Amazzonia, sta agonizzando. Alcune tribù di indigeni vengono schiavizzate, in lavori per niente pagati, e addirittura chiusi in gabbia alla fine della fatica per paura che scappino. Spendiamo cifre consistenti per difendere gli uccelli, i cani, i gatti, e altri animali, non scordiamoci degli umani, tutti, di tutte le razze. Non paludiamoci in mantelli di bieca ipocrisia. Abbiamo seminato un velenoso vento, quello che ci aspetta è una furiosa tempesta. Nessuno può mettere il tappo ai vulcani, siamo impotenti davanti a tsunami, terremoti e tempeste solari. Lo scorso anno, il pianeta ha raggiunto i limiti di consumo tollerati dalla natura. Conservo sul mio cellulare uno dei tanti messaggi che Roberto Ghidoni ogni tanto mi invia, e che così recita: “Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea”. C’è della verità nella poesia che segue? Quien sabe.
AMAZZONIA
(Ultima chiamata per l’homo sapiens)
Manderò una supplica
nei vostri squallidi tribunali,
dai quali son da sempre bandite
le voci dei fiumi, degli alberi,
degli animali,
dei fiori e della pioggia.
Mi servirò del vento
per inviarvi il messaggio.
Ascoltatelo!
Perché il grande mare
che voi chiamate Pacifico
sta ribollendo di rabbia,
e nostra madre la Terra,
(che ha sentito urlare
a sangue la foresta)
vuole scrollarvi di dosso
come fa il cane con l’acqua,
o il lupo con un cucciolo impertinente.
Ascoltatelo attentamente,
poiché non vi saranno altre chiamate
per voi, che vi definite
uomini “Sapiens Sapiens”. |