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 Nr.17 del 25/10/2010
 
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La ''vergogna italiana''
Il Presidente della Associazione Artigiani di Brescia, Enrico Mattinzoli, interviene sulla nuova legge europea sui pagamenti


   Enrico Mattinzoli


“Ben venga il provvedimento ma sarà davvero applicato? L'esperienza non ci fa ben sperare. In Italia una legge in proposito esiste dal 2000, ma non ha mai trovato una vera ed effettiva attuazione pratica. Senza un significativo impegno da parte di tutti (in primis della politica), anche questa volta la nuova Direttiva comunitaria rischia di restare solo sulla carta”.
All'indomani dell'approvazione da parte del Parlamento Europeo della direttiva contro i ritardi nel saldare le fatture nelle transazioni commerciali, il presidente dell'Associazione Artigiani di Brescia, Enrico Mattinzoli, pur esprimendo soddisfazione per l'operato delle istituzioni comunitarie sottolinea alcuni rischi e alcune perplessità.
“Lo Stato, sempre rapidissimo nell'esigere imposte e tasse da cittadini e imprese, per mantenere la propria credibilità dovrebbe mettersi rapidamente al lavoro per tradurre in indicazioni operative il provvedimento dell'Unione Europa, rendendo effettivamente possibile alle imprese ottenere il pagamento dei lavoro svolti per conto delle pubbliche amministrazioni”.

È su questo punto, infatti, che Mattinzoli insiste maggiormente. Il Parlamento europeo ha definitivamente sancito il diritto dei creditori degli Stati membri di veder onorato il proprio credito in tempi accettabili. Dal 2013 quindi i fornitori di beni e servizi della pubblica amministrazione potranno pretendere la liquidazione delle loro spettanze entro 60 giorni dalla fornitura, pena l’automatica decorrenza di interessi di mora nell'ordine dell'8%.
Per il presidente dell'Associazione Artigiani però non va dimenticato che “la direttiva UE 2000/35 recepita dal nostro paese con decreto legislativo 231 nell'ormai lontano 2000, che prevedeva termini di pagamento perentori da parte delle imprese nei confronti dei subfornitori, non è mai stata applicata; non solo, da allora (anche a causa della crisi economica) i termini medi di pagamento sono slittati ulteriormente di 30 giorni portando l'Italia a raggiungere un altro primato negativo con 108 giorni di media nei pagamenti, vale a dire ben 55 giorni in più del resto d'Europa. Ma comunque niente in confronto ai tempi di pagamento della pubblica amministrazione che hanno raggiunto i 188 giorni di media”.
Mattinzoli intende sottolineare con forza come l'attuale situazione debitoria della pubblica amministrazione renda davvero complicata una rapida e concreta inversione di tendenza:
“L'attuazione del provvedimento licenziato dalla UE significherebbe far fronte ad un arretrato della pubblica amministrazione italiana di circa 70 miliardi. Risulta davvero difficile anche solo immaginare che con 1.800 mld di debito si possa sanare una situazione così disastrosa”.

L'Associazione Artigiani di Brescia da tempo è impegnata nella risoluzione di un’anomalia tutta italiana, che Mattinzoli preferisce definire “vergogna italiana” che la vide protagonista già nella formulazione del testo del provvedimento varato dal Parlamento italiano nel 2000. Per il presidente dell'Associazione Artigiani “pur nell'apparente similitudine del rapporto dei termini di pagamento tra aziende private e tra aziende e pubblica amministrazione, questo può conformarsi nella forma ma non nella sostanza. Infatti, mentre il rapporto tra aziende private lascia spazio a eventuali trattative che riconoscono spesso, maggiorazione dei prezzi in funzione dei tempi di pagamento, il rapporto tra aziende e pubblica amministrazione è generalmente frutto di gara al ribasso e quindi non lasciando spazio a riconoscimenti di sorta sul prezzo”.
Enrico Mattinzoli riconosce che “qualcuno potrà obiettare che in un libero mercato l'andamento della domanda e dell'offerta regola di conseguenza non solo i prezzi, ma anche i termini di pagamento, (a maggior ragione in tempi di crisi) nel nostro caso, la questione è quella di onorare contratti sottoscritti dalle pubbliche amministrazioni dove vi è un impegno preciso nelle scadenze che nel 90% dei casi non vengono onorati”.
È anche per questo, secondo l'Associazione Artigiani “che migliaia di imprese hanno chiuso o sono in procinto di farlo non a causa dell'incapacità di fare impresa ma a causa di una anomalia tutta italiana”.


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