El dia della muerte. Cercare di risvegliare l’intelligenza, è come infilare le mani nella tana di un crotalo, di un serpente a sonagli e pensare di uscirne vivi. Non si esce vivi dalla cultura, oppure vivi si rimane, ma menomati. Zoppi, orbi, feriti, e lontani dalla normale quotidianità. La mancanza di cultura è una ferita purulenta e infetta che attraversa senza consapevolezza alcuna la nostra nazione. Molti degli abitanti di questo pianeta, vivono con la convinzione di durare cinquemila anni. Non è così, ma lasciamoglielo pensare. Non costa niente né a noi né a loro. Soffermiamoci piuttosto sulla solitudine della morte e sui ricordi che solitamente ne precedono l’avvento.
I ricordi
Al di là delle nuvole,
al di là delle montagne,
molto oltre le pianure,
i ricordi vi aspettano.
Pazienti come vecchi lupi
essi sono lì.
Sono orsacchiotti,
fumetti, libri orfani di pagine,
fionde di frassino,
sassi rotondi
e variegati come pianeti,
vecchi archi di corniolo,
frecce piumate
dalle punte rugginose.
Essi sono lì,
vi aspettano.
Apriranno i vostri cuori in spicchi
come esperti chirurghi,
e vi lasceranno
sanguinanti, smarriti,
in piedi,
davanti all’ultimo tramonto,
a morire
come sempre si muore,
…da soli. . |