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 Nr.20 del 06/12/2010
 
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QUALE FUTURO DOPO L’AATO?
Rinviato al 23 dicembre il voto sul progetto di legge regionale sui servizi idrici


   Stefano Dotti, Presidente AATO


Approdato nell’aula del Consiglio Regionale il 30 novembre u.s. presentato e contestato da numerosi interventi da parte dei consiglieri di minoranza e infine rinviato all’ultima seduta utile del Consiglio.
Stiamo parlando del progetto di legge n. 57 di modifica della L.R. 26/2003, con il quale la Regione Lombardia intende trasferire le competenze e le funzioni in materia di organizzazione del servizio idrico integrato fino ad oggi esercitate dalle Autorità d’Ambito alle Province. L’ATO, inteso come ambito circoscrizionale, invece non muta e rimane ricompreso nei confini amministrativi delle Province, eccetto per Milano, dove viene mantenuto l’ATO della città.
Come è noto, infatti, lo scorso marzo con l’approvazione della legge n. 42, di conversione del decreto-legge 25 gennaio 2010 n. 2, è stato introdotto un nuovo comma nel corpo della legge n. 191/2009 (finanziaria per il 2010), il quale sancisce - a partire da un anno dopo l'entrata in vigore della stessa legge n. 191/2009 (e dunque a decorrere dal 01.01.2011) - la soppressione delle Autorità d'Ambito operanti nei settori del servizio idrico integrato e dei rifiuti, la correlativa abrogazione degli articoli 148 e 201 del d.lgs. n. 152/06, nonché la nullità di ogni atto compiuto dalle suddette Autorità successivamente a tale data ed affida alle Regioni il compito di attribuire con legge ad un altro soggetto le funzioni esercitate dalle Autorità d'Ambito, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
Ad oggi poche Regioni hanno provveduto a normare il trapasso delle funzioni e il Veneto ha addirittura proposto ricorso alla Corte Costituzionale sollevando la questione di legittimità costituzionale delle disposizioni di soppressione delle AATO.
Da più parti si ritiene che sia inevitabile una proroga dei termini di soppressione ad oggi fissati al 31 dicembre 2010 e si attendono i provvedimenti di fine anno del Parlamento, tra tutti la Legge di Stabilità per il 2011, per averne certezza.
Ecco dunque spiegata la decisione assunta dal Consiglio Regionale lombardo che ha trovato l’accordo tra maggioranza e opposizione: stiamo alla finestra, attendiamo l’approvazione delle leggi nazionali, ma al tempo stesso teniamoci pronti perché se il quadro non muta è necessario intervenire sul filo di lana per evitare che dal primo di gennaio del prossimo anno si apra un vuoto normativo e la paralisi delle funzioni di governo su un servizio, quello idrico, di cui tutti conosciamo la rilevanza.
Ma cosa si prospetta in Lombardia qualora andasse in porto la legge regionale?
Come detto le funzioni di governo, la pianificazione e la programmazione, il controllo sul servizio idrico integrato, che ricordiamo è costituito dai servizi di acquedotto, fognatura e depurazione passerebbero in capo alle Province e all’attuale Assemblea Consortile dell’Autorità, costituita a Brescia da tutti i Comuni bresciani e dalla Provincia, subentrerebbe il Consiglio Provinciale.
Viene previsto, tuttavia, che lo svolgimento delle funzioni venga esercitato attraverso un Ufficio di Ambito, costituito nella forma di Azienda Speciale della Provincia, un modello simile a quello già operante nel settore della formazione professionale con l’Azienda Zanardelli. Una soluzione che garantisce la continuazione dell’operatività della struttura tecnica oggi presente e che permette il mantenimento dell’autonomia e una contabilità separata senza impatti sul Patto di Stabilità della Provincia.
E i Comuni? Con un deciso intervento l’ANCI, l’Associazione dei Comuni è riuscita ad imporre un ruolo più determinante dei Comuni nelle decisioni future del Consiglio Provinciale.
Accanto alla presenza di tre membri su cinque nel Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Speciale di nuova costituzione, i Comuni potranno contare su una Conferenza dei Comuni che esprimerà un parere obbligatorio e vincolante nelle materie più rilevanti, quali la scelta della forma di gestione, gli investimenti programmati e le tariffe.
La Regione, infine, si riserverà di verificare preventivamente la pianificazione contenuta nei documenti del Piano d’Ambito per garantire la coerenza con gli atti di programmazione e pianificazione regionale in particolare in relazione alle criticità che ancora caratterizzano il sistema depurativo e che sono attualmente anche sotto la lente della Unione Europea.


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