Molti genitori d’oggi, dotati di buona cultura, intervistati sui compiti assegnati ai loro figli, hanno ammesso con semplicità e senza reticenze che trovano spesso difficoltà davanti a terminologie ed a testi sconosciuti.
La scrittrice Paola Mastrocola, docente di Lettere in un liceo scientifico di Torino, ha spiegato che essi sono perplessi davanti ad esercizi difficili ma soprattutto astrusi, a programmi ed a metodologie d’esecuzione completamente mutati.
Il lessico grammaticale è diverso: i complementi oggi si chiamano espansioni, l’analisi logica si è tramutata in simbolica. Non è più richiesto il riassunto di un libro, ma l’analisi narratologica: è basilare cioè sapere se il testo ha un “io” narrante oppure si è narrato in terza persona.
Per quanto riguarda la matematica, la situazione appare ugualmente critica: oggi esiste “la matematica del certo” e “la matematica del probabile” ed altri termini nuovi di zecca che mettono in crisi i genitori, senza contare che la loro immagine subisce un crollo agli occhi dei figli.
Coloro ai quali è stato chiesto il loro modo d’agire, hanno confessato la loro difficoltà.
Se alcuni riescono a superare gli scogli, altri, anche i più competenti, hanno dichiarato esplicitamente che preferiscono che i figli se la sbrighino da soli.
Il che è sicuramente positivo da un punto di vista pedagogico.
Ma se consideriamo che i genitori, dopo una giornata di lavoro, non sono certo riposati, se constatiamo che le materie scolastiche oltre che molte sono del tutto sconosciute, se desideriamo che i giovani acquisiscano una buona preparazione culturale, siamo consapevoli che devono impegnarsi molto per reggere al ritmo richiesto e per ottenere a fine d’anno la desiderata promozione.
Quindi, considerando l’arduo lavoro che li attende, reso forse gravoso da più docenti, non riterrei opportuno oberarli ulteriormente con neologismi e metodi ultramoderni che potrebbero confondere le idee, sollevare dubbi, incrinare certezze.
La scuola deve innanzitutto stimolare. Se si nota un calo d’interessi, se s’instaura un clima apatico o troppo stressante, l’iter scolastico non può sicuramente condurre a risultati soddisfacenti.
A cura di
Adriana Zagnagnoli |