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Le dichiarazione della Presidente di Confindustria di qualche giorno fa, certificano (se mai ce ne fosse bisogno) che le imprese italiane, hanno l'urgente necessità di sentirsi parte di una squadra -paese che a prescindere dagli schieramenti partitici, sappia, nelle politiche economiche, “giocare” insieme la stessa partita.
L'Italia è un paese che non riesce ad esprimere la sue immense potenzialità e dove la forza e il coraggio delle imprese che ancora credono nello sviluppo non trova corrispondenza nella macchina amministrativa e burocratica.
Si rende quindi sempre più necessario una totale riorganizzazione del sistema attuale che passa soprattutto dalla necessità di un cambio generazionale e al contestuale superamento di norme non scritte ma diventate inefficiente normalità.
La società contemporanea, è una società sempre più complessa e semplificare, quindi, non è sempre così automatico e scontato, ma accelerare i tempi di risposta alle necessità delle imprese e utilizzare risorse disponibili è possibile.
Un esempio tra i tanti della inefficiente gestione della cosa pubblica arriva dal Sud, dove, per mancanza di progetti, solo il 9,6% dei fondi europei vengono utilizzati. Vale a dire che l'Italia, contribuisce alla spesa Europea per il proprio Mezzogiorno per 100 e “porta a casa” 9,6 e che di contro paesi come la Francia e la Germania, contribuendo sempre per 100, “rastrellano” a favore delle loro zone depresse risorse per 190,4 (!).
Miliardi di euro destinati all'Italia per la ricerca, il sostegno alle imprese, il trasporto locale, l'ambiente, l'inserimento al lavoro dei giovani, finiscono per finanziare altri paesi più accorti e responsabili.
Pensare che qualche “autorevole” personaggio della politica lamenta che paghiamo alla UE più di quanto riceviamo!
La Presidente Marcegaglia alla prevista assise di Bergamo, ha intenzione di raccogliere proposte da parte degli imprenditori, ebbene, eccone una che non rischia di finire sotto la mannaia del Ministro dell'Economia per mancanza di fondi
Basterebbe, nell'utilizzo dei fondi UE, consentire la compensazione finanziaria tra Regioni, ma per far questo bisognerebbe convincere Bruxelles, magari “facendo lobby” o, perchè no, utilizzando proficuamente quel numero imprecisato di funzionari con annessi uffici e sedi distaccate in Belgio.
Oppure, creare una squadra di giovani laureati e magari disoccupati che per diverse tipologie e competenze sviluppino progetti per conto di quelle Regioni che non sono in grado di farlo.
Una cosa è certa non è più il momento di addossare colpe, ma di attuare soluzioni.
Non è più nemmeno necessario elencare le necessità (fisco, infrastrutture, ricerca, istruzione, ecc.) e probabilmente neppure il “come” risolverle, ma diventa sempre più attuale individuare il “chi” sia in grado di attuare queste riforme.
Quindi alla politica chiediamo di creare le condizioni per superare la fase di un paese senza futuro, che rischia di rassegnarsi, ma che ha forza entusiasmo e capacità per costruire un nuovo Rinascimento.
Dott. Enrico Mattinzoli
Presidente Associazione Artigiani di Brescia |