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Quando gli europei andarono, nel XV secolo, alla scoperta (conquista) dell'America, gli esploratori e i viaggiatori ebbero modo di conoscere la patata e ne scrissero nei loro resoconti, il più antico dei quali risale al 1536.
Quando ebbe inizio la conquista del Sudamerica da parte degli spagnoli, Jimenez de Quesada descrisse una diffusa presenza della patata nel continente.
Del 1600 il primo caso (documentato) di consumo della patata in Europa. In Spagna. A Siviglia: l'Ospedale del Sangue ne acquistò un quintale che distribuì ai malati. Nello stesso XVII secolo iniziò la diffusione del tubero in Europa attraverso tre direttrici: i botanici che la studiavano; i frati Carmelitani scalzi che, sbarcati a Genova dalla Spagna nel 1585, portarono in Italia le patate, allora ignote. Essi le coltivavano in convento e ne consigliarono la coltivazione per sfruttare i tuberi come foraggio per gli animali, in casi di carestie. Si assistette così all'evento che il mais dei mangimi finiva sulla tavola, mentre alle bestie venivano date patate. La terza direttrice furono i protestanti che, fuggendo alle persecuzioni della Chiesa cattolica, portarono la patata fuori dai loro Paesi. Del resto non era la prima volta che la patata entrava in Europa. La prima volta era stata nel 1570 ed essa faceva parte del bottino vegetale frutto della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo e soprattutto della voglia di sfruttare al massimo il Nuovo Mondo da parte dei Re Cattolici Ferdinando e Isabella. Ma furono soprattutto le carestie succedute alle guerre del XVIII secolo a mettere in luce le doti nutritive dei tuberi e a diffonderne la coltivazione. Dapprima in Inghilterra e in Irlanda, poi nel resto dell'Europa.
Al momento della sua introduzione in Europa, la patata non ebbe un grande successo, anzi per lungo tempo essa fu riservata alla alimentazione degli animali, in particolare dei maiali. Le sue qualità nutritive erano misconosciute, le si rimproverava di essere «ventosa», e si sospettava persino che diffondesse la lebbra.
Quando in Irlanda scoppiò la carestia, nel 1663, la patata rivelò le sue preziose doti alimentari e, da allora, vi occupò superfici sempre più vaste, fino ad arrivare (quasi) a delle monocolture.
Nel 1778-79, a Versailles, Luigi XVI mangiava le patate del suo orto. In Boemia, gli eserciti si scontravano. Per la Guerra di successione? Ma no, per i campi coltivati a patate. Perché anche qui i proprietari terrieri, una volta vinta la diffidenza verso la preziosa pianta, convinsero i contadini a coltivarla, e superate le incomprensibili diffidenze, la patata si diffuse con estrema rapidità. Anzi, in certi paesi si arrivò ad un’irrazionale monocoltura che doveva dare origine alle carestie.
Verso la metà del XIX secolo, dal 1845 al 1847, arrivò il flagello, uno dei più terribili parassiti di questa solanacea: la peronòspora. Il fungo attaccò i tuberi. Li distrusse. Con ciò mettendo in grave crisi l'economia del paese. È la Grande carestia. Soprattutto in Irlanda dove morì un milione di persone. Per fame e denutrizione. Si distrusse l'intero raccolto. Un altro milione di irlandesi emigrò negli Stati Uniti: lo fece per sfuggire alla fame.
La peronòspora è un genere di funghi. Vi appartengono più di duecento specie diverse delle quali molte sono parassite di piante agrarie e talora sono molto dannose. Non vanno però confuse con altri parassiti fungini che portano il nome volgare di Peronòspora ma appartengono a generi diversi, come avviene ad esempio per la Peronòspora della vite (Plasmopara), o per la Peronòspora della patata (Fitòftora). Appartengono a queste temibili parassite di piante coltivate, sulle quali si evolvono, circa venti specie. Fra le più dannose, l'agente del mal dell'inchiostro del castagno e del mal del colletto del noce.
La Fitòftora infestans provoca la peronòspora della patata e del pomodoro. È di origine americana e giunse in Europa più di un secolo fa. Fu lei la causa che determinò in Irlanda, nel 1845, la terribile carestia. Le piante parassitate mostrano ingiallimento progressivo della chioma e, successivamente, la pianta muore, a causa del fungo che distrugge i tessuti del cambio, estendendosi dalla radice a parte del fusto.
La patata è un tubero importante. I tuberi non sono radici, ma sono le estremità dei suoi fusti sotterranei; sono ricchi di acqua e provvisti di riserve glucidiche (amido). La patata richiede cure molto semplici; cresce in fretta e impiega dai cento ai centocinquanta giorni. Ma, soprattutto, nutre. E nutre bene. Perdipiù, con i suoi scarti, attraverso l'uso delle moderne tecnologie, si può produrre energia o plastica riciclabile. Teme il gelo e parassiti vari, soprattutto la peronospora.
Dopo frumento, mais e riso, la patata è il quarto alimento più consumato. È dunque tra le piante più coltivate nel mondo; la si coltiva praticamente a tutte le latitudini. È ricca di vitamine, potassio, fibre e ha proprietà antiossidanti. Se vengono consumate con la buccia, le patate sono un’eccellente fonte di potassio, che aiuta a prevenire l'infarto e a combattere l'ipertensione. La quantità di potassio di una patata (21 per cento) facilita il metabolismo del calcio, fondamentale a formare e rafforzare le ossa. Vi sono più di un centinaio di varietà di patate, a seconda del periodo di produzione e commercializzazione. Esistono anche alcune varietà destinate alla produzione di fecola, che sono ricche di amido, e di altri preparati industriali come i prodotti da friggere e i prodotti disidratati.
Il valore alimentare della patata deriva dalla sua ricchezza di amido che ha la doppia proprietà di essere energetico e molto digeribile. Il che la avvicina al pane e ne giustifica la loro possibile interscambiabilità. Anche se, per la verità, la patata ha un apporto calorico di 80 calorie per cento grammi, mentre il pane ha un apporto calorico di 240 calorie. Povera di calcio è però ricca delle vitamine PP e C. Nella buccia è presente un alcaloide tossico, la solanina, che invece non è presente al suo interno.
Ermanno Antonio Uccelli |