È pure advisor della Goldmansachs, potente banca di affari i cui membri ne hanno combinate di tutti i colori. Pure Draghi è consulente Goldmansachs. All’economia abbiamo Vittorio Grilli, che dopo la mancata nomina a Bankitalia, stava per traslocare a Goldmansachs dove gli avevano offerto un prestigioso incarico. Ha scelto di fare il sottosegretario all’economia nel governo Monti. Che sia quello l’incarico offertogli della Goldmansachs? Non dovrebbe essere una novità, per chi ha un minimo di cultura e consapevolezza, che alcune famiglie di banchieri, avari di scrupoli, controllino grosse fette dell’economia mondiale e che siano in grado di manipolare la politica di qualunque nazione sul globo terracqueo. Un’analisi effettuata da tre ricercatori di Zurigo, ha individuato in modo empirico un simile Network di potere. Il gruppo di ricerca ha rilevato un nucleo di 1318 aziende con proprietà incrociate. In media ogni impresa è collegata ad altre venti. Studiando questa immensa e complessa ragnatela, il gruppo di ricerca ha scoperto che tutto ciò fa capo ad una “Super Entità” di 147 mega aziende, che di fatto controllano il quaranta per cento della ricchezza totale del Network. Un economista ha avanzato l’ipotesi, che su 664 triliardi di dollari, ovvero il valore totale del capitale mondiale, ben 600 triliardi siano nelle loro mani. Il nucleo del super Network, è rappresentato dagli Istituti finanziari: Barclays Bank, J.P. Morgan Chase e soci, Goldman Sachs e altri. Difficilmente vi sarà capitato, ascoltando la televisione, la radio, o leggendo i giornali, di imbattervi nell’associazione Bilderberger. Quelli che controllano la “macchina per fare soldi”, sanno fin troppo bene come si manipola l’informazione, ed è quasi esclusivamente attraverso i pochi libri che riescono a filtrare tra le reti dei loro censori, solitamente pubblicati da piccole e coraggiose case editrici, che è ancora possibile guardare verso l’alto, e individuare le milioni di croci da cui pendono i fili manovrati dai “Grandi Burattinai”. Il gruppo Biderberger, nasce a cavallo degli anni ’50, più precisamente, nel 1954, quando alcuni degli uomini più potenti del mondo, si incontrarono nel lussuoso Hotel Bilderberger, nella cittadina olandese di Oosterbeck. Dal 1954, una o più volte all’anno, la confraternita dei padroni di quasi tutto, si riunisce nei più prestigiosi ed esclusivi alberghi della terra, senza che nulla trapeli, delle loro dichiarazioni, dei loro intenti, e delle conclusioni dei loro incontri. Nonostante l’estrema segretezza, (nessuno di loro fino al giorno prima conosce il luogo dell’incontro) alla fine del 2010 si poteva leggere su Micromega, un’ipotesi aberrante, che cinicamente fu avanzata da uno dei commensali del pranzo luculliano consumato dai “Bilderbergheriani”, e cioè, riportare la popolazione mondiale a circa 600 milioni di individui, risolvendo così tutti i problemi legati al petrolio, all’acqua, all’inquinamento, alla sovrappopolazione, eccetera eccetera, mantenendo però tutti i propri privilegi. Non si conosce per intero la lista di queste deliziose persone, ma alcuni nomi ve li posso anticipare: Bill Clinton, Paul Wolfowiz, Henry Kissinger, David Rockefeller, Zbigniew Brzezinski, Tony Blair, Margaret Thachter, gli Agnelli, e, da Eisenhower in poi, tutti i presidenti degli Stati Uniti. Nel 1977, “The Times” definì il Bilderberger “Una congrega dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente influenti uomini del mondo occidentale, che si incontrano segretamente per pianificare eventi che sembrano poi accadere per caso”.
A tal proposito un ex ministro della difesa, il britannico Denis Healey, ebbe a dichiarare: “Quel che accade nel mondo non avviene per caso, sono eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni nazionali o commerciali, e la maggior parte di questi eventi sono inscenati da quelli che maneggiano i soldi”. Ne da conferma Rockefeller, che così scrisse nelle sue “Memorie”: “Alcuni, definendo me e la mia famiglia, “Internazionalisti”, credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, e che cospira con altri nel mondo per costruire una struttura politica ed economica integrata, un Nuovo Mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo!”.
A questo punto (solo la punta di un enorme iceberg), penso che voi, cari, rari lettori, abbiate cominciato ad impallidire. Rilassatevi, riprendete colore, non c’è assolutamente nulla che voi od io possiamo fare. Non pensate a dove vostro nonno partigiano ha seppellito o nascosto lo Sten sottratto ai Tedeschi, non serve. Loro sanno tutto di noi, possono controllare in qualunque momento le nostre telefonate, le nostre email, il nostro conto in banca. Possono pilotare le nostre scelte attraverso l’operato di “persuasori occulti” efficaci come un vecchio borseggiatore. Il nostro voto non cambierà di una virgola i loro accurati piani, essi hanno sempre l’assoluto controllo di entrambe le fazioni in lotta. Premier, Capi di stato, non fanno altro che eseguire (come scrive Marco Pizzuti nel suo libro “Rivelazioni non autorizzate”) alla lettera, i piani in agenda dei loro potenti padroni. Esiste una via di fuga? Padre Davide Maria Turoldo in una sua poesia la suggerisce. La poesia non salverà il mondo come suggeriva qualcuno, ma almeno vi aiuterà ad essere più consapevoli, e se proprio dovrete morire, lo farete in piedi e senza bende sugli occhi.
Negli anni settanta, un poeta della Beat Generation mi regalò il testo che segue. Lui non me lo confessò, ma presumo che il poeta americano Carl Larsen pensasse ad una delle frasi più profetiche di Bertolt Brecht: “I veri delinquenti non sono quelli che rapinano le banche, ma quelli che le fondano”, quando mise in atto, anche se solo in versi il “Complotto per assassinare la Chase Manhattan Bank”.
Assassinare la Chase Manhattan Bank,
non è facile come potreste pensare,
perché entrai, ed urlai: “Fermate il gioco!”
E vidi quelle che parevano grandi macchine
fermarsi in un rombo, e pensai:
Bene – ci sono quasi. Allora Dio sorse
dall’ufficio del Presidente,
un po’ stizzito, credo, e disse:
“Cosa hai in mente?”
“Sono venuto dall’altra costa” dissi,
“Per mandare questo covo – se mi consente
la battuta – al Creatore.”
“Non puoi farlo, Figliolo” disse Lui,
ed è così che seppi che era Dio,
per quanto somigliasse
moltissimo a John Wayne.
“Non vorrai” disse, “far sparire tutto questo,”
e da ogni sportello, uno stormo
di colombi variopinti, si alzò in volo
per posarsi presso il tetto.
“Metti giù la tua bomba,
facciamo due chiacchiere”, disse, e sorrise.
Posai la bomba per terra e lo seguii
nel suo ufficio, e mi sedetti.
“Il popolo esige” dissi,
“che voi cessiate questa pazzia”;
e Lui sorrise ancora.
Vidi che aveva un dente d’oro.
“C’è chi pensa solo alla vita terrena”
disse Dio, poi mi mostrò la foto della sua famiglia,
e poi la casa, un grazioso villino
rustico, su nel Bronx.
Sua moglie, una donna dall’aria simpatica,
ci aveva scritto sopra:
“Con amore in Dio fidiamo”.
Egli si asciugò le lacrime, spuntate
agli angoli dei suoi occhi d’acciaio,
soffocò un singhiozzo, e chiamo la Polizia.
In un minuto, quaranta agenti sbucarono
dalle pareti e dai cassetti, vennero di corsa
dai sotterranei dove Dio teneva l’Amore,
e mi serrarono i ceppi intorno ai piedi.
“E adesso, Jean Valejan,” gridò Dio,
ricomponendosi, “adesso ti aspetta la ruota!”
Io protestai, che era tutto uno scherzo,
dissi che avrei fatto il bravo,
che sarei rimasto a casa,
a giocare con i miei ragni,
se mi lasciava andare. Ma il perdono
non era la sua specialità, e mi rinchiusero
in una segreta piena di porcherie
che Lui aveva scartato, come le stelle,
e la spuma del mare, e la Terra.
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