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Nella realtà, il mostro crestato, di guerrieri, ne mangia cinque per volta, alla faccia di San Giorgio. Altri draghi ( le Corporations, il Fondo Monetario Internazionale, i fautori di guerre preventive per il controllo del petrolio, del gas o del litio, le grosse banche) ne masticano a decine, a migliaia, a milioni. Victor Jara, (a lui è dedicata la poesia “Los chachereros de dragones”) non era un guerriero nel senso corrente del termine, ma un cantautore, un musicista, un ottimo regista teatrale. Nella canzone “Vientos del pueblo” il poeta sfida pubblicamente con i suoi versi i latifondisti cileni:
“Non mi spaventano le minacce, / padroni della miseria: / la stella della speranza / continuerà ad essere nostra”.
Sostenitore del presidente Allende, Victor Jara fu assassinato il 16 settembre 1973, meno di una settimana dopo il golpe, fortemente voluto dalla CIA, da Nixon e da Kissinger. Golpe che portò al potere il sanguinario Pinochet. La dittatura del generale Augusto Pinochet sospenderà per molti anni la democrazia in Cile, lasciando ferite profonde in tutta la società civile. Durante il colpo di stato Victor Jara venne prelevato con numerosi studenti e professori dall’università di Santiago, e rinchiuso assieme a questi nello “Stadio Nactional del Chile”. Torturato a lungo per il suo impegno intellettuale a difesa degli ultimi e per l’aperto sostegno a Salvator Allende, prima di essere giustiziato, come ultima umiliazione, gli vennero fracassate le mani con il calcio di una pistola.
La poesia che segue è la mia rielaborazione di una canzone del cantautore Rodrigues che così ha voluto ricordare la scomparsa di un grande artista, che non riuscì a sconfiggere il drago, ma che ci provò con tutte le sue forze, utilizzando le armi pacifiche della poesia, della musica e del teatro.
LOS CHACHEREROS DE DRAGONES
Laddove la coda dell’estate,
divampò sotto i lampi della tempesta,
là, mille e mille poesie
urlarono mute,
quando spezzarono le mani al poeta.
“Ai amigo! In quel luogo desolato
perfino il condor pianse.”
Laddove, il vento incalzò il vento
lacerando nuvole gonfie di pioggia,
là, molti pensieri caddero a spirale,
senza più parole, ne grida, ne silenzi,
quando spezzarono le mani al poeta.
“Ai amigo! In quel luogo desolato
perfino il condor pianse.”
Laddove, uccelli variopinti
intinsero il becco nel suo sangue,
là, le loro ali rabbiose,
vergarono i suoi versi,
sulla polvere delle strade,
quando spezzarono le mani al poeta.
“Ai amigo! In quel luogo desolato
perfino il condor pianse.”
Laddove, si contorsero nel dolore
tutte le radici di un popolo,
con i suoi profeti morti,
e i suoi figli senza speranza,
là, spezzarono le mani al poeta.
“Ai amigo! In quel luogo desolato
perfino il condor pianse.” |