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Polaveno nella storia |
Documenti dal 1606 al 1611
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L a Chiesa Parrocchiale di Polaveno |
| Ultime volontà di Barbara Zugno
1606, Marzo 18
Barbara fu mastro Gian Maria Zugno di Polaveno (abitante in Brescia nella casa del signor Cristoforo Paini, posta nella contrada del Broletto), raccomandata l’anima a Dio, dispone la celebrazione delle trenta messe di S. Gregorio, lascia 2 scudi alla scuola del Sacratissimo Corpo di Cristo e 1 scudo a Gian Maria fu mastro Andrea Zugno; istituisce suo erede universale il signor Cristoforo Paini per la benevolenza che ha verso di lei e per i benefici che da lui e da altri della sua famiglia ella ha ricevuto sia nella salute che nella malattia e nelle sue indigenze.
Il testamento è rogato in Brescia il 18 marzo 1606, nell’abitazione della testatrice, presenti - tra gli altri – come testimoni “ ser Julio Caradello m.ro a capsis scloporum” (ossia ser Giulio Caradello mastro delle casse degli schioppi), ser Camillo “ de Scapitijs” (Scavezzi) fu mastro Leonardo “archibusario” (ovvero fabbricante archibugi) e ser Agostino fu ser Vincenzo “de Frassenis”, mastro d’archibugi, abitanti in Brescia.
Un credito degli eredi di mastro Andrea Zugno, tra cui Gian Maria, ovvero frate Lelio dei Gerolamini delle Grazie di Brescia
1608, agosto 23-27
Il signor Giuseppe fu Nicolino Belleri di Polaveno - agendo per sé e per conto di ser Francesco Baruffi - è sciolto dal debito di 90 lire nei confronti degli eredi di mastro Andrea Zugno di Polaveno, per conto dei quali agisce la signora Margherita, vedova del predetto Zugno, tutrice della figlia Caterina, a nome anche di frate Lelio dell’Ordine di S. Girolamo del convento di S. Maria delle Grazie di Brescia, dove l’atto è rogato dal notaio Zappa essendo nel suo studio posto nella Piazza dell’Albera, in cui il 27 agosto successivo egli attesta che l’8 marzo 1607 ser Francesco Balduchelli è stato dato come curatore a ser Gian Maria fu ser Andrea Zugno, entrato recentemente nel convento dei frati di S. Gerolamo da Fiesole in S. Maria delle Grazie di Brescia e chiamato frate Lelio.
Testamento di Afra Barbazza in Palini
1608, ottobre 28
Afra fu Gian Giacomo Barbazza, moglie di Giuseppe Palini di Polaveno, abitante a Brescia nella contrada di S. Faustino, lascia 3 scudi alla scola della Concezione di Maria Vergine della chiesa di S. Francesco di Brescia , da versare entro tre anni in tre rate; vuole che il marito sia usufruttuario dei suoi beni tutto il tempo in cui vivrà e possa disporre della sua dote; per gli altri suoi beni e livelli istituisce erede ser Antonio di ser Giacomo Bonusi di Lodrino, calzolaio in Brescia, suo benefattore. L’atto è rogato il 28 ottobre 1608 nello studio del notaio Gian Antonio Morando Zappa, in Brescia, nella contrada di Piazza dell’Albera.
Devastanti tempeste; supplica al doge di Venezia e relativa risposta
1611, giugno 27-1612, gennaio 17
Il 27 giugno ed il 18 agosto 1611 la tempesta devasta il territorio di Polaveno; al doge di Venezia viene inviata una pressante supplica, insieme invocando una proroga a pagare i debiti “privati”; il 17 gennaio 1612 si chiede ai rettori veneti di Brescia di rispondere alla supplica, informandosi delle cose in essa contenute, e quindi di esprimere la loro opinione sotto giuramento:
“SERENISSIMO PRINCIPE
Li poveri Comune et huomini di Polaveno, posto nelle monti tra la fidelissima Val Trompia et la quadra di Iseo, sono ridotti a stato infelicissimo, che se non vengono soccorsi dalla Serenità Vostra con la solita sua clemenza et carità convieranno ò abbandonar il paese overo soprastari à rischio d’esser posti preggioni ed ivi finire le vite loro per non haver modo di poter in alcuna maniera sodisfare li suoi debiti. Perciò che oltre che detti poveri commune et huomini sono in loco povero et sterilissimo per se stesso, sono stati anco cioè l’anno prossimo passato percossi due volte cioè alli 27 zugno et 18 agosto da oribilissime tempeste, le quali non solo gli hanno privati de tutti quelli pochi frutti, che dovevano raccoglier detto anno, per sustentamento in parte delle vite loro, ma cosa spaventevole dadovero hanno scorzati fin gli arbori et fracassati li copertumi de quelle misere case, cosa non mai più a ricordo d’homo veduta in quelle parti. La onde necessitati riverenti fanno supplicare alla Serenità in questo misero loro stato che tolte le debite informationi dall’ill.mi signori Rettori di Brescia si compiaccia suffragarli che possino nel termine de anni doy ò quanto parerà alla Serenità vostra pagare gli suoi debiti privati in due rate ogn’anno la ratta, come in simili casi è stato concesso anche ad altri, li quali non potevano esser certo di maggior fedeltà alla Serenità vostra de quello sono questi poverini, li quali pregheranno sempre il Nostro Signore per la sua essaltatione.
1612 ADI 17 GENNARO
che alla soprascritta supplicatione rispondano li Rettori di Brescia et ben informati delle cose in essa contenute, visto servato et considerato quanto si deve, dicano l’opinione loro con giuramento, et sottoscrittion di mano propria, giusta la forma delle leggi, rimandando il tutto sotto sigillo.
Consiglieri
Sig. FRANCESCO MOROSINI
Sig. LUNARDO MOCENIGO
Sig. ALVISE FOSCARINI
Sig. LORENZO GABRIEL
Sig. ZUANE SAGREDO
Sig. LORENZO MARCELLO”.
Carlo Sabatti |
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