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 Nr.2 del 05/02/2007
 
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''Essere testimoni''
Oggetto della mostra al Teatro Odeon una serie d’immagini legate al genocidio degli ebrei


  


Nella serata di lunedì 29 gennaio è stato mandato in onda, su Retequattro, un film di Steven Spielberg, “Schindler’s list”, riferito al massacro degli ebrei durante il dominio nazista prima e durante la seconda guerra mondiale (1939-1945). Schindler è un industriale tedesco che pur di salvare migliaia di vite umane altrimenti deportate nei campi di sterminio d’Auschwitz o d’altri operanti, riesce ad assumere nella propria ditta di pentole le persone che rischiano di morire sotto i colpi del nazismo e che hanno doti lavorative importanti per l’azienda. Questo film si è presentato nel corso di una settimana importante legata al ricordo della Shoah e delle vittime ebree (6 milioni durante il secondo conflitto mondiale) alla data del 27 gennaio 1947 quando, dopo la resa incondizionata della Germania contro le potenze vincitrici (anglo-americani e russi), i campi di sterminio vennero liberati dall’esercito sovietico che arrivò sino a Berlino, mettendo fine alla parola guerra. Dal 10 gennaio è esposta all’Infopoint del teatro Odeon, e lo sarà fino a sabato 10 febbraio, una piccola mostra di fotografie che ricordano il genocidio di milioni d’ebrei, considerati dai tedeschi “la razza inferiore” da abbattere. Dentro la sala d’attesa del teatro di via Marconi sono state disposte tre strutture arrecanti un totale di 20 pannelli (foto) collegate ad un testo che ne specifica le caratteristiche. L’emozione di notare quelle foto riportanti dei tragici avvenimenti e, soprattutto, un’organizzata discriminazione senza motivi verso la popolazione ebrea, non è certamente quella che hanno provato i 600 studenti recatisi ad Auschwitz per scoprire elementi che hanno letto solo sui libri scolastici o sentito da voci di testimoni. Si prova invece un certo ribrezzo nel pensare all’umiliazione, alla cattiveria e al male che questo popolo, gli ebrei, hanno dovuto subire solo per essere legate all’ambiente più alto in Germania e perché considerati colpevoli della sconfitta subita dallo stato tedesco nella prima guerra mondiale. I pannelli relativi alla mostra intitolata “Essere testimoni” prendono in considerazione le torture e gli atti malefici che venivano compiuti su persone alle quali vennero tagliati i capelli, costretti ad indossare abiti da carcerati e con un numero tatuato sulla pelle. Ciò che fa più effetto, tuttavia, è la discriminazione razziale che veniva compiuta: è emblematica un’immagine di un bambino vestito da militare davanti a Hitler, simboleggiante il bambino ariano da formare, mentre nei pannelli accanto sono presenti bambini che studiano considerando i ragazzi della stessa età con una stella appiccicata, una popolazione diversa ed emarginata. Inoltre, sono molto frequenti immagini di persone trasportate come degli animali su carrozze stracolme, senza acqua e condotte ai lavori forzati nei campi di sterminio; è molto facile l’uso della pistola sulla testa di chi, stanco e affamato, si ferma un solo secondo. Quel 27 gennaio 1947 è stata una liberazione per molti ebrei (ben 6 milioni furono però uccisi e bruciati perché anziani o inabili nel lavoro), ma la situazione rimase in stallo per diverso tempo, perché il problema era ora quello di trovare una casa dove continuare a vivere: la soluzione era la terra d’Israele, ricca di aspettative. Persone come Oskar Schindler e Giorgio Perlasca sono diventati eroi perché hanno salvato migliaia di ebrei dal genocidio che ha colpito molti altri, pur rischiando di subire conseguenze nel futuro (come Schindler appartenente al regime nazista). L’esposizione è un segno importante per non dimenticare quello che è successo sessant’anni fa e che ricorda ciò che non deve essere più fatto. La mostra è stata organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune e con la biblioteca civica “Felice Saleri”; inoltre, le immagini d’archivio sono state selezionate dall’istituto “Yad Vashem” di Gerusalemme. È possibile visitare la mostra dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 15.

Fabio Zizzo


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