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Redazionale - Alla ''Bresciana'' come in famiglia
Nessuno può dirsi veramente valtrumplino se non ha mai messo piede, almeno una volta alla ''Trattoria Bresciana'' a Inzino Valtrompia
Leggi l'articolo completo in forma testuale ( clicca qui )



Redazionale - Alla ''Bresciana'' come in famiglia
( VERSIONE TESTUALE )

Dal 1973 la mamma Lina coi figli Massimo, "Berto" e Francesca, tutti conosciuti genericamente come "Pinoli", avviano l'attività di ristoratori servendo specialità come casoncelli bresciani, trippa, spiedo e gli squisiti dolci preparati dalla Iris. Ho il sospetto che la ricetta usata per confezionare i famosi ravioli ripieni sia ancora la stessa dopo tanti anni. È un sapore antico, fa pensare al pranzo della domenica che una volta si consumava tutti insieme: nonni, zii, cugini, nipoti... e si calcava la mano col burro fuso e col "formai gratat", alla faccia del colesterolo! Credo sia questo il motivo del successo della "Pinola": far sentire i clienti come persone di famiglia.
A dirla tutta, la prima volta ti può capitare di sentirti spiazzato, se non sei preparato, perché tutti qui ti trattano come se ti conoscessero da anni e quindi le regole del bon-ton non vengono rispettate affatto. Ma poi ti accorgi che non sono poi così importanti, le regole voglio dire, perché un pasto consumato in allegria ti fa venir voglia di ritornare. Allora non ti meraviglia il fatto che all'ora di pranzo il piazzale attiguo sia affollato di TIR, furgoncini e automobili di ogni tipo. Sono persone che magari sono costrette a pranzare ogni giorno lontano da casa. Quando si trovano a passare da queste parti, non si lasciano sfuggire l'occasione di mangiare cibi nostrani e caserecci. E sono serviti dal "Berto" con la bandana variopinta che, anziché annotare la loro scelta, grida l'ordinazione alla Iris direttamente in cucina ricevendo la sua affettuosa risposta. E se capita di sollecitare una portata che tarda ad arrivare in tavola, lui ti risponde serafico: "Stiamo lavorando per voi!", battuta rubata di sana pianta a quelli dell'ANAS, e tu non puoi far altro che sorridere...
Sono giunta ad una conclusione: il Berto e il Massimo sono senz'altro due dei più grandi estimatori del genere femminile. A quale donna non piace ricevere un complimento? Dopotutto non costa nulla e sa rendere felice chi lo riceve: questo i due fratelli Bonardi l'hanno capito bene e io apprezzo il loro modo di fare perché di sicuro male non fa. Il Berto è anche un grande appassionato d'arte: lo vedi da come ha tappezzato i muri delle sale da pranzo con dipinti dei più svariati generi ma sempre coloratissimi e ha fatto dipingere con colori sgargianti le pareti per farli risaltare ancora di più. Questo particolare, insieme alle tovaglie a quadri bianchi e rossi, non crea un ambiente rilassante ma eccitante per tutti i sensi, gusto compreso. Da qui sono passati personaggi celebri del mondo dello sport e dello spettacolo (Baggio e Renga per esempio) ed hanno lasciato il ricordo di un'esperienza sicuramente piacevole nelle fotografie sorridenti che sono in bella mostra sulle pareti del bar. Ma fra tutti c'è un'immagine che ricorre ovunque, in ogni angolo della trattoria: è quella di Che Guevara, mito e colonna portante di questo rivoluzionario e originale ristoratore. (a.z.)


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