Le ballate di Francesco Braghini ( VERSIONE TESTUALE )Francersco Braghini, cantautore dialettale, è autore di “Bressa me bela città”, la sua prima ballata che segnò l'avvia del proprio impegno all'insegna del pentagramma.
Nelle pagine del libro si trova un'appendice di autori di canzoni dialettali della prima metà del Novecento, un documento che ripercorre le vicende della musica popolare da far conoscere ai giovani artisti con l'augurio che le loro canzoni non siano soltanto i “soliti ritmi ma si arricchiscano
pure di messaggi e sentimenti utili a migliorare la concezione della vita sociale”. È un consiglio d'esperto che calca la scena col successo conquistato con passione e disponibilità con l'inseparabile chitarra che un amico gli aveva prestato quando aveva vent'anni e sulla quale si esercitò a strimpellare le sue prime composizioni. “Ballate” come le definisce, tra le quali “Bressa me bela
città” composta nell'ottobre 1960 nella quale canta “la Brescia della mia infanzia e quella del boom economico del dopoguerra”. Fu un successo che gli guadagnò la stima di Elena Alberti Nulli, Vittorio Soregaroli, Pietro Gibellini ed altri docenti universitari che gli offrirono testi per altre sue composizioni. Aveva casa in piazza del Foro in città che dovette però lasciare per andare ad abitare al Prealpino. Gli mancava però la città col panorama dei Ronchi, il Castello, i suoi palazzi, la gente con la quale mantenne contatti invitato a tenere concerti su richiesta nelle scuole, nelle case di riposo, nei circoli dei pensionati delle parrocchie. Come affermare che la vita continua anche se devi subire alcuni disagi, confortato dalla disponibilità di amici quali Beppe Inselvini, fondatore delle emittenti Teletutto e Radio Centrale e Gianni Boninsegna “sindaco di servizio", come lui stesso amava definirsi, entrando in politica nel 1970, come consigliere comunale nelle file della Dc,
incaricato assessore all'Assistenza mentr'era presidente dell'Anfas e fondatore di centri per handicappati e dell'Associazione paraplegici; furono momenti più difficili per Brescia che Braghini racconta nell'introduzione al libro del “Fogarì” al quale dedicò tempo dopo un incontro con cantautori bresciani che lo festeggiarono nel suo ottantesimo compleanno il 25 settembre 2011.
Tra le numerose composizioni una canzone è dedicata al “Bressa football club 1911” che suscita nostalgia nei tempi grami attuali per la squadra della Leonessa. Braghini canta “Viva, viva 'l noster Bressa, vera squadra centenaria del bel zoc e nel valur el s'è semper fat unur”. Erano i tempi nei quali si faceva la fila allo stadio per assistere alle prodezze del Perucchetti, “Pantera nera de Gardù”, gran campione a difesa della porta. Di Braghini e delle sue opere hanno scritto in molti sulle pagine dei quotidiani e periodici locali. Un per tutti: Valerio Cirelli che ha scritto: “Forse lei è un po' troppo umile. Nelle sue ballate c'è anche molta poesia, tanta umanità, ma soprattutto vena musicale popolare e spontanea. Lei trasmette calore ottimismo, messaggi spirituali e morali, gioia di vivere, entusiasmo per la vita e serenità”. Non si può che essere d'accordo.
Franco Piovani
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