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venerdì 22 novembre 2024 | 10:00
 Nr.15 del 18/06/2007
 
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IL MONDO DEL LAVORO E LE RADICALI TRASFORMAZIONI



  


Nella Genesi si parla in qualche modo del lavoro con queste parole: “La terra è maledetta per causa tua, con fatica ne trarrai il nutrimento per tutti i giorni della tua vita. Col sudore della tua fronte mangerai il pane, finchè non tornerai nella terra dalla quale fosti tratto”. Negli anni che ci attendono… tecnologie, software sempre più sofisticati porteranno la nostra civiltà sempre più vicina al mito di un mondo senza lavoratori. La massiccia sostituzione degli uomini con le macchine costringerà ogni Nazione a pensare il ruolo della persona nel processo sociale. Per merito o demerito di questi cambiamenti le trasformazioni indotte dall’introduzione delle nuove tecnologie nel lavoro configurano uomini uguali, professionali e tecnici e quindi in qualche misura anche nuove stratificazioni professionali e nuove aggregazioni sociali.
In linea molto generale si può affermare che le nuove tecnologie si caratterizzano per la forma astratta e simbolica dei linguaggi e delle interfacce che usano per la natura relazionale e comunicativa delle applicazioni che con esse si realizzano, soprattutto con quelle, in crescente diffusione, legate alle reti in particolare ad internet…
In Italia ci sono molti ostacoli all’uso delle nuove tecnologie come per esempio il fatto che il 27,5 % delle persone non dispone del computer, il 25,9 % non sa usarlo. C’è poi chi pensa che il costo sia troppo elevato (11,5%), chi ancora preferisce comunicare di persona (9,2%) o chi non conosce i servizi disponibili (6,9%). Questo perché il Paese non ha percepito appieno le sfide della nuova società dell’informazione. Non si tratta soltanto dei problemi ben noti, di scarsa diffusione dell’informatica e della telematica, ma di una generale difficoltà a fine della grande massa d’informazioni oggi disponibili in ogni campo. Se l’evoluzione del sistema mondiale sarà lasciata proseguire secondo le tendenze attuali si verrà a causare una crisi in scala mondiale in un’epoca che si collega attorno alla metà del prossimo secolo. I progressi della medicina e dell’igiene pubblica hanno favorito una drastica crescita della popolazione, riducendo le malattie e la mortalità infantile.
Da un lato la scienza e la tecnologia vengono riconosciute come forze emancipatrici, ma d’altro lato sono forze di sfruttamento “imperialistiche”.
C’è dunque un problema generico, che in una parola è questo:
come rendere più umana la scienza? Alcuni sosterrebbero che una delle reazioni più costruttive al momento antiscientifiche è stato lo sviluppo di una “scienza critica” caratterizzata in generale da una o più spiccanti sensibilità nei confronti dell’equilibrio ecologico.

Michele Pelizzola


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