''GOCCE DI STORIA'' ( VERSIONE TESTUALE )Un salvacondotto
e una pubblica
attestazione a favore
di Battista Sedaboni
1650, novembre 12-1651, agosto 5
A.S.B., Notarile Brescia, Richiedei Benedetto, notaio in Lavone, filza 5390, ad diem e Grotto Salvino, notaio in Lavone, filza 7025, ad diem.
Nel “Sindicato” della Comunità di Pezzaze, rogato dal notaio Benedetto Richiedei il 12 novembre 1650, i capifamiglia chiedono agli illustri rettori di Brescia un nuovo “salvo condotto” per Battista Sedaboni “già bandito ma per grazia del Serenissimo nostro Principe graziato” sin dall’anno 1645.
Gli uomini di Pezzaze chiedono la proroga del salvacondotto perché “detta comunità voglia farli fede dell’attitudine et valore, del medesimo Battista Sedaboni, nel cavare vena da ferro con picchi e martelli […] anco in far mine e con quelle in minor tempo cava maggior quantità d’essa vena […] con avantaggio et beneficio di questi mercanti et di tutte le maestranze che in quest’arte si adoperano”. Inoltre i capifamiglia attestano che il Sedaboni “si governa da homo da bene”.
Un successivo atto del 5 agosto 1651, rogato dal notaio Salvino Grotto, ci informa che, “havendo […] ser Battista Sedabon di questa terra di Pezzaze” ottenuto dal “Serenissimo Nostro Prencipe per gratia spitiale proroga del suo salvo condotto per molti anni avenire” per poter “perseverare nel suo ministerio di ferarezza”, il medesimo vuole “incontrare la piena satisfatione della Giustizia” e dei signori “Rettori di Brescia”. Pertanto egli supplica la Comunità di Pezzaze ed il Consiglio comunale di “voler con pubblica attestazione rappresentare” ai detti “Rettori di Brescia” e a qualunque altro “Magistrato” che egli non ha nemici e che vive in “pace, et quiete di tutti”. Viene riunita perciò la Vicinia generale del Comune di Pezzaze, la quale attesta con voto unanime che il suddetto Sedaboni “non ha alcuna inimicizia ne publica ne privata che si sappia in questa Valle e [che] è degno della gratia otenuta da sua Serenità”.
Due fatali archibugiate
1647, maggio 23-luglio 7
A.P.L., Libro dei Morti (1598-1724).
Il 23 maggio 1647 muore in Lavone Clemente Consolini, originario di “Mò” di Valcamonica, ferito da un’archibugiata, mentre si trova in casa del signor Giovanni Maria Fada.
Il 7 luglio dello stesso anno decede Giovanni Battista Beretta di Bovegno, pure a causa di un’archibugiata, ricevuta da ignoti, durante un agguato nella strada sotto la “Cristola”.
Gian Battista
Bontacchio,
“huomo da remo”
1649, marzo 12
A.S.B., Notarile Brescia, Richiedei Benedetto, notaio in Lavone, filza 5390, ad diem.
Il 12 marzo 1649 Gian Battista fu Ippolito Bontacchio di Pezzaze, con l’assenso di messer Pasino Bontacchio “suo barba” (cioè suo zio), si obbliga a servire come “huomo da remo” sopra le galee del Serenissimo Principe di Venezia, secondo gli ordini di Sua Serenità, a nome dei Comuni di Marcheno e Lodrino, per l’uomo toccato ai detti Comuni nella divisione effettuata il giorno 8 marzo precedente dal Consiglio di Valtrompia sui dodici spettanti alla Valle, oltre quello di Lumezzane; riceverà dai due Comuni predetti lire 300 planet quando sarà accettato dai signori superiori a Brescia e ritenuto idoneo, oltre la paga e lo stipendio che riceverà dal Serenissimo Principe.
All’atto sono presenti come testimoni ser Maffeo fu Gian Battista e Francesco fu Ludovico Ferraglio di Pezzoro, abitanti a Lavone.
|