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 Nr.16 del 25/06/2007
 
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S. Filastrio di Tavernole ''risorto'' a nuova vita
Concluso il restauro della bellissima chiesa dedicata al vescovo di Brescia del IV secolo


  



  



  



  



  



  



  


Festa grande e vivacissima partecipazione per l’inaugurazione dei restauri della chiesa dedicata a S. Filastrio a Tavernole sul Mella, posta accanto alla antichissima strada che collegava il paese delle “tabernae” (taverne, osterie) al resto della Valle del Mella.
L’iniziativa del recupero architettonico e pittorico, dovuta al giovane don Francesco Monchieri da Prestine in Valcamonica, parroco di Tavernole dal 2000, fu avviata nel 2002 ed ha registrato un onere assai gravoso: ben ottocentomila euro la spesa totale. Secondo il progetto redatto dall’arch. Flavio Cassarino, già funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali con sede in Brescia, si è partiti con il risanamento delle coperture della chiesa medioevale, del portico rinascimentale, della cappella detta di S. Domenico o sagrestia e del campanile; sono state ricollocate le tavelle in cotto dipinte del tetto a vista dell’unica navata a capanna del sacro tempio, rimettendo in sesto quelle rotte; si è “spostata” la tomba privata che si addossava malamente ad ovest della cappella del primo Cinquecento dedicata a S. Rocco (impresa da tempo desiderata, che sembrava impossibile, ma il “Santo degli appestati” ha fatto il “miracolo”); la tomba ora è posizionata sul lato sinistro del cimitero che da tempo immemorabile circonda il sacro tempio.
Le lapidi che capricciosamente ricoprivano le pareti esterne in modo disordinato e che in parte occultavano gli affreschi preziosi del portico occidentale sono state riposizionate in modo idoneo ed armonioso, salvando la memoria dei defunti, in segno di rispetto anche per loro. È stato possibile ricuperare anche le antiche lastre tombali del portico, una delle quali del 1600, rimuovendo l’orrendo pavimento in cemento, rimpiazzato da quello in tavelloni di cotto. Sorprendente è ora la bellezza della cappella costruita per ottenere protezione dai santi invocati contro varie malattie ed in particolare contro la peste: anzitutto S. Rocco, S. Sebastiano, i SS. Cosma e Damiano, le cui immagini, databili ai primi decenni del 1500 ora appaiono più nitide insieme a quelle della SS. Trinità, di S. Girolamo e di altri santi. Lo spostamento della tomba di famiglia – la cui collocazione ha danneggiato irreparabilmente l’affresco esterno alla cappella – ha offerto la possibilità di recuperare l’arco che era stato malamente tamponato e che ora è protetto da un’inferriata simile a quella che chiude la cappella di S. Rocco e del “beato” Gherardo Amadini da Bovegno, cappellano-maestro di Tavernole, che in occasione della terribile epidemia di colera del 1836 offrì la propria vita per la salvezza del paese; il suo corpo intatto è conservato nell’elegante sarcofago in marmo, voluto dal parroco don Angelo Bianchi una quarantina di anni fa; ora il sarcofago è posizionato meglio, come le lapidi recenti.
Cure particolarissime sono state dedicate anche a tutti gli intonaci esterni, eliminando le stilature grossolane in cemento, realizzandone in grassello di calce spenta come ai vecchi tempi, e restaurando con finezza i vari affreschi; da citare sono quelli della facciata che guarda a nord, verso Cimmo, dalla cui parrocchia dipendeva fino ai primi decenni del 1700 la Comunità religiosa di Tavernole, compresa con S. Calogero di Cimmo nella giurisdizione della antichissima pieve di S. Giorgio di Bovegno, cui dipendeva la vasta plaga appunto da Tavernole alla Valle di S. Colombano di Collio.
Una menzione particolare spetta alla Crocifissione frammentaria, databile tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, epoca cui risale il già poderoso S. Cristoforo, qui dipinto a protezione dei viandanti che un tempo transitavano numerosi sulla vecchia strada “valleriana”.

La rimozione del pavimento della chiesa risalente agli anni cinquanta del 1900 ha permesso la scoperta dell’abside primitiva, probabilmente del secolo XI, preesistente a quella attuale del 1400, epoca anche del sopralzo delle coperture della chiesa, come ben si può notare osservando la facciata. Nel corso dei lavori è stata scoperta anche una parte del pavimento originario, ad un livello più basso rispetto a quello ora esistente, che è stato ripristinato in tavelle in cotto di rigorosa semplicità e bellezza, come quelle della cripta-ossario al di sotto della sagrestia, ripulita ed intelligentemente ripristinata.
Da rimarcare è anche la collocazione di un “camminamento” sotterraneo vuoto tutto attorno al sacro tempio, che – nel corso di cinque anni – ha fatto scomparire l’umidità di risalita (questa provvidenziale operazione dovrebbe essere realizzata per tutti gli edifici antichi, sacri e non).
Che dire dello splendore degli affreschi, sia della chiesa che della facciata e del portico? Sono ritornati a nuova vita, da quelli di tipologia ancora trecentesca a quelli databili tra il 1400 e i primi decenni del 1500. Sono davvero mirabili, un incanto per gli occhi e per il cuore, insieme a quelle strepitosi della sagrestia con il ciclo straordinario della vita di S. Domenico, del 1400, dell’Annunciazione morettesca del primo ‘500 e gli ex voto della stessa epoca, che furono restaurati una decina di anni fa da Adriano Ansaldi per volontà del parroco don Rino Maffezzoni, recuperando le cromie originarie, tra le quali il rosso molto acceso. Di pregio anche la nuova illuminazione; di notte la chiesa è illuminata e questo gioiello appare ancor più affascinante.

Alla grande festa popolare dell’inaugurazione, conclusasi con la messa solenne celebrata da monsignor Giulio Sanguineti, erano presenti varie autorità, tra cui il presidente della Comunità Montana Fabio Ferraglio, il vicepresidente Paolo Pagani, il vicepresidente della provincia Aristide Peli, l’assessore regionale Mario Scotti, il sindaco di Tavernole Sandro Pittaluga, il soprintendente ai Beni Architettonici e del paesaggio arch. Luca Rinaldi, l’ispettore della Soprintendenza arch. Renato Gentile, il vicario foraneo don Roberto Zanini, il parroco di S. Vigilio don Giuseppe Tassi, originario di Tavernole, Riccardo Ponzone, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Gardone V.T., ecc. Tutti hanno espresso il plauso e l’apprezzamento più vivo per quest’impresa straordinaria di restauro e valorizzazione. Un preziosissimo gioiello valtrumplino di fede, di arte, di storia e di civiltà è “risorto” e ridonato alla nostra Valle, di cui Tavernole ebbe per molti secoli il privilegio della sede del Consiglio di Valtrompia nella splendida ma degradata “Casa Fontana”. Lo stemma della Valle spicca in una nicchia a sinistra della navata di S. Filastro. Ora si attende la resurrezione di S. Rocco di Collio, nobilissimo edificio risalente al 1400.


Carlo Sabatti


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