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 Edizione del 27/05/2016
 
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Immigrazione, terrorismo, rifugiati e sicurezza
Il Rotary Club Valtrompia, in Interclub con il R.C. Brescia Castello e il R.C. Rodengo Abbazia, ha incontrato a Villa Fenaroli, nel corso di una conviviale particolarmente partecipata, il noto giornalista, scrittore e politico Magdi Cristiano Allam: ecco pubblicato il testo pressoché integrale della sua conferenza
Leggi l'articolo completo in forma testuale ( clicca qui )




Immigrazione, terrorismo, rifugiati e sicurezza
( VERSIONE TESTUALE )

Vorrei chiarire innanzi tutto questo: io ho sempre distinto tra la persona e la religione. Le persone vanno sempre rispettate a prescindere dalla loro fede e siamo tutti depositari di valori inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà e le persone vanno valutate sulla base dei loro atti; siamo in uno stato di diritto che si fonda sulla responsabilità soggettiva, ognuno risponde dei propri atti.
La religione può invece essere legittimamente valutata, vagliata e criticata: guai abdicare al nostro diritto e al nostro dovere di usare la ragione per entrare nel merito dei contenuti di un’ideologia o di una religione per descriverne in libertà la verità e trarne anche le debite conseguenze, che possono essere d’accettazione o di rifiuto.
Siamo, per nostra fortuna, in un paese dove chiunque può dire di tutto e di più, ad esempio sul Cristianesimo, sulla Chiesa, sul Papa, su Gesù, eppure nei confronti dell’Islam ci siamo autoimposti di non dire nulla che possa urtare la loro suscettibilità.
Se in Europa viene pubblicata una vignetta nei confronti del Papa o di Gesù, non succede assolutamente nulla e ciò viene ascritto alla libertà d’espressione, articolo 21 della nostra costituzione.
Ma se si pubblica una vignetta irriverente nei confronti di Maometto o di Allah, scatenano
la guerra, i Cristiani vengono uccisi ovunque nel mondo, le Chiese vengono distrutte ovunque nel mondo.
Quindi separare le persone dalla religione fa prendere atto che c’è una specificità insita nell’Islam, che deve essere oggetto di attenta riflessione per comprendere cosa dobbiamo concretamente fare in un momento storico in cui sia sull’altra sponda del Mediterraneo, di fronte a casa nostra, sia dentro casa nostra, l’Islam come religione ha preso piede e si sta diffondendo al punto che, per quanto concerne il terrorismo islamico, esso è diventato un fenomeno autoctono ed endogeno.
Se noi consideriamo gli attentati che hanno insanguinato Parigi la sera del 13 novembre 2015 e gli attentati del 22 marzo a Bruxelles registriamo che gli autori sono terroristi islamici con cittadinanza europea che massacrano altri cittadini europei condannati indiscriminatamente come miscredenti, nemici dell’Islam. Questo rende questa guerra scatenata dal terrorismo islamico molto insidiosa, difficile da combattere e da vincere.

Prima di addentrarci nel merito della questione, ritengo doveroso prestare attenzione alla tragedia che si è consumata… nel Mediterraneo al largo dell’Egitto: oltre 400 i morti che erano a bordo di quattro imbarcazioni fatiscenti salpate non si sa bene da quale punto cella costa egiziana diretta verso l’Italia.
Stamattina sul sito dell’ANSA era data la notizia in apertura; ho visto poco fa il sito dell’ANSA: la notizia è già scomparsa. È incredibile! 400 morti e la notizia non c’è più, bisogna andare a cercarla all’interno di una casistica fitta di varie dove c’è: un naufragio, 400 morti.
C’è un naufragio, direi quasi arbitrario, tra le altre notizie che riguardano morti e sciagure.
Però io dico che tutto questo deve imporci un’attenta riflessione. Perché siamo in un contesto in cui da Papa Francesco, al Presidente della Repubblica Mattarella, al Capo del Governo Renzi, alla Presidente della Camera Boldrini, tutti ci dicono che bisogna accogliere.
Facciamo attenzione, perché si tratta di milioni di persone; pensiamo che, solo nello scorso anno in Grecia, una nazione con undici milioni di abitanti, sono sbarcati un milione di clandestini. È come se in Italia ne arrivassero in un anno cinque o sei milioni, in rapporto alla popolazione italiana. Incentivare l’esodo massiccio di queste persone è consegnarle alla criminalità organizzata che gestisce il traffico dei clandestini.
Circa quattro giorni fa la Procura di Palermo ha arrestato e interrogato gli scafisti e ci ha fornito un dato aggiornato sul costo che ciascuno deve sostenere per salire su queste imbarcazioni fatiscenti, che va da 1200 a 3500 Euro.
È un dato inquietante, sia per lo sfruttamento in sè, sia per la domanda che ci si pone: se queste persone, come ci dicono, provengono da paesi poveri e sono in fuga dalla guerra, come fanno ad avere tutti questi soldi?
Ma la domanda ulteriore è: se possiedono effettivamente questo denaro, perché darlo ad uno scafista per imbarcarsi su un gommone dove si rischia di morire prima di arrivare, quando, con meno di un decimo, potrebbero imbarcarsi su un aereo di linea da Algeri, da Tunisi, dal Cairo e giungere in Italia sani e salvi?
Sorge il sospetto che non siano loro a pagare, ma ci sia qualcuno che paga, qualcuno che, attraverso questa invasione di clandestini, sta promuovendo l’islamizzazione demografica dell’Italia e dell’Europa.
È questo il punto centrale: con tutto quello che sta accadendo oggi, teniamo presente che ci troviamo nell’area del mondo che in assoluto ha il tasso più basso di natalità. (....)

In questo contesto il terrorismo islamico autoctono ed endogeno irrompe come il fattore
che, più di altri, scopre, mette a nudo la nostra paura. È indubbio che di fronte a coloro che operano attraverso microcellule dove sono pochi a organizzare un attentato e pertanto non lasciano tracce del loro operare, mentre in Libano attingono le risorse umane necessarie per portare a termine l’attentato, l’individuazione dei tempi in cui colpire diventa fondamentale per intervenire prima del perpetramento dell’attentato stesso.
Inoltre c’è il fatto che sono terroristi votati al suicidio-omicidio, pensate che sette degli otto
terroristi che hanno insanguinato Parigi la sera del 13 novembre scorso si sono fatti esplodere e, quando si fanno esplodere, non ci sono più elementi per ricostruire l’organigramma della rete del terrorismo islamico. La paura è lo strumento su cui loro maggiormente investono. Sono consapevoli che non potrebbero mai vincere la guerra sul campo di battaglia perché numericamente inferiori e perchè inferiore è la qualità dei loro armamenti, ma ritengono di poterci sconfiggere nel momento in cui saremo sopraffatti dalla paura immaginando che le teste mozzate, immagini atroci che ci trasmettono, potrebbero essere le nostre teste; e nel momento in cui interiorizzeremo la paura finiremo per rassegnarci, per sottometterci senza combattere. Questa paura viene ulteriormente aumentata da un’altra connotazione di questo terrorismo, cioè il logoramento: hanno colpito simultaneamente a Parigi allo stadio, a San Denise, in una sala concerti dove i giovani ascoltavano la musica e a Bruxelles all’aeroporto e alla stazione della metro. Dato che è impossibile presidiare ogni luogo dove ci sia affollamento di persone, finiamo di vivere nel panico e essere sopraffatti dalla paura.
Ecco perché è fondamentale conoscere il meccanismo attraverso il quale le persone vengono trasformate in robot della morte, perché solo intervenendo prima che si attivi il lavaggio di cervello potremo prevenire e reprimere questo terrorismo.
Sono loro stessi, nei comunicati con cui rivendicano gli attentati, a dirci che ciò che fanno lo fanno ottemperando letteralmente e integralmente a quello che Allah descrive nel Corano e che ha detto e fatto Maometto. Chi più di altri conosce bene questa realtà sono i Cristiani d’Oriente. Il genocidio che loro hanno subito ci conferma che il terrorismo islamico è di natura aggressiva, non reattiva: non ci uccidono per ciò che facciamo ma per ciò che siamo. Fino al 7° secolo i Cristiani d’Oriente erano il 98% della popolazione della sponda meridionale-orientale del Mediterraneo; dopo le guerre e l’invasione islamica, guerre in cui i cristiani sono stati costretti con la violenza a sottomettersi all’Islam, il loro numero ha cominciato a declinare e attorno all’anno mille erano il 50%.
Mille anni dopo il 20%, oggi il 3%.

Mossul è la seconda città dell’Iraq dopo Bagdad; a Mossul i cristiani erano il 20% della popolazione, oggi non c’è un solo cristiano.
Quando nel 2014 i terroristi dell’Isis occuparono Mossul, hanno compiuto una strage dei
cristiani; decide di migliaia sono stati costretti a fuggire per salvarsi la vita, dopo aver visto con i loro occhi le atrocità di cui i terroristi erano capaci. Hanno decapitato tutti, compresi i bambini e issato le loro teste su bastoni esposti nei luoghi pubblici. Una testimonianza di questa realtà e soprattutto della motivazione di questi terroristi ci giunge dall’Arcivescovo di Mossul Amel Shimon Nona. È un cittadino irakeno e la più alta autorità cattolica presente a Mossul che ha assistito di persona alle atrocità perpetrate dal terrorismo islamico. Nel 2014 rilasciò un’intervista al quotidiano “L’Avvenire”, l’organo della Conferenza Episcopale Italiana. Alla domanda su quale fosse l’ideologia dei terroristi islamici rispose: “Nel Corano ci sono versetti che esortano ad uccidere i cristiani e tutti gli altri infedeli”. La parola infedele, nell’Islam, ha un significato molto forte: l’infedele non ha una vita, non ha un diritto; a un infedele si può fare qualsiasi cosa, ucciderlo, renderlo schiavo, togliergli ogni cosa. Non si tratta quindi di un’ideologia nuova, ma basata sul Corano stesso. E Monsignor Nona così concluse: “I terroristi islamici rappresentano la vera missione dell’Islam”. Quindi sono quelli che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che è scritto nel Corano e ciò che ha detto e fatto Maometto.
Io sono stato musulmano per 56 anni e conosco questa realtà fin troppo bene. Per 56 anni ho creduto nell’Islam moderato, ho creduto che potesse esserci un Islam compatibile con le nostre leggi e con i valori che sostanziano la nostra civiltà e ne sono stato difensore in Italia sia a livello di pensiero, sia coinvolgendo di personaggi di cui alcuni poi sono diventati noti al grande pubblico, perché credevo che potesse esserci una dimensione religiosa compatibile con ciò che ci sentiamo dentro.
Ricordo che nel 2004, quando ero vicedirettore del Corriere della Sera ho pubblicato un manifesto contro il terrorismo islamico e per la vita, sottoscritto da una trentina di musulmani moderati e l’allora Capo di Stato Carlo Azeglio Ciampi volle riceverci in modo ufficiale al Quirinale come Delegazione Musulmana Moderati. Durante l’incontro volle esprimerci il suo apprezzamento per il manifesto e, rivolgendosi agli italiani in televisione, disse: “Loro sono un esempio che tutti i musulmani in Italia devono emulare”.
Contemporaneamente però si poneva il problema che io ero stato condannato a morte da islamici sia fuori dall’Italia che in Italia che mi avevano sostanzialmente detto questo : “Se tu condanni il terrorismo islamico suicida palestinese che massacra ebrei e israeliani, sei un nemico dell’Islam, che significa condanna a morte”.

E capite bene che, di fronte ad una condanna a morte, ho voluto approfondire la mia conoscenza dell’Islam per verificare se avevo ragione io o loro. Mi sono riletto attentamente il Corano e ho approfondito soprattutto la conoscenza di Maometto, di cui non si sa molto, eppure è la figura centrale dell’Islam perché è lui che ci dice di aver ricevuto la rivelazione di Allah, che poi viene riportata nel Corano.
Per i musulmani il Corano è "Allah incartato”, guai a dire che il Corano è stato scritto da Maometto; non è come i Vangeli; per i musulmani il Corano è un testo “in creato” al pari di Allah, ha la stessa sostanza di Allah; ecco perché il Corano può essere spiegato ma non interpretato. Si può spiegare il significato letterale di una parola ma non si può attribuire alla parola un significato allegorico.
Dopo questo mio approfondimento ho dovuto arrendermi e prendere atto che hanno ragione loro. La personalità, che, con una forzatura, possiamo concepire come il Papa dell’Islam maggioritario sunnita (nel mondo ci sono un miliardo e mezzo di musulmani di cui il 90% sunniti e il 10% sciiti) risiede al Cairo.
All’interno dell’Islam sunnita non c’è un Papa, né Cardinali, né Vescovi ma, sul piano della giurisprudenza islamica il grande Imam della Moschea Università Islamica di Al-Azhar, che ha sede al Cairo, viene considerato come la massima autorità perché i responsi e le sentenze islamiche che lui emette vengono considerate veritiere dalla maggioranza dei musulmani sunniti.

Questo personaggio si chiama Ahmad Al-Tayyib e tempo fa era stato invitato ufficialmente dalla Presidente della Camera Boldrini per tenere una “lectio magistralis” dal titolo “Islam religione di pace”. Dopo aver divulgato e comunicato alla stampa l’evento, la Presidente ha dovuto annullare questa visita ufficiale (facendo una pessima figura) perché solo in seguito aveva scoperto che l’Iman era un apologeta del terrorismo islamico suicida palestinese.

Sentite cosa disse questo personaggio il 4 aprile 2002 :“La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono il terrore tra i nemici di Allah”. E un anno dopo sempre costui disse: “Le operazioni di martirio in cui i palestinesi si fanno esplodere sono permesse al 100% secondo la legge islamica”.
Questo personaggio è la massima autorità e al Cairo riceve capi di Stato in visita ufficiale, così come il Papa a Roma.
Di conseguenza io ho compreso che i musulmani possono essere moderati se antepongono la ragione e il cuore ad Allah e Maometto. Ma l’Islam, come religione, non è moderato perché ciò che Allah prescrive nel Corano e soprattutto che ha detto e fatto Maometto non è moderato.
Questo, da parte nostra, comporta semplicemente che si richieda agli altri mussulmani (in questo caso anche suicidi) di essere né più né meno ciò che noi siamo e facciamo, rispettare le leggi dello stato. E dobbiamo essere molto chiari al riguardo: dobbiamo essere noi i primi a far sì che questo avvenga, non dobbiamo essere noi ad accordare deroghe ed eccezioni che vanno incontro ad una specificità culturale e religiosa degli islamici.
Faccio un esempio: in Italia la legge dello Stato impone a tutti i cittadini, uomini e donne di mostrarsi nello spazio pubblico con il volto scoperto perché i dati somatici devono essere immediatamente identificati; ma una circolare del Ministero dell’Interno (strumento giuridico che serve a interpretare una legge) che non potrebbe essere superiore o difforme dalla legge stessa, in realtà la stravolge e dice che sia il velo semplice sia il velo integrale devono essere concepiti come vestiario religioso islamico ed approda alla conclusione che bisogna consentirne e legittimarne l’uso. Quindi all’interno di un unico stato di diritto noi abbiamo legittimato due diversi binari giuridici, uno che vale per gli italiani, l’altro che vale per i musulmani.
Di fatto noi diciamo ai musulmani che possono risiedere fisicamente in Italia ma giuridicamente fare riferimento alla Sharia, alla legge coranica.
Questa circolare è a tal punto islamicamente corretta che prescrive che, qualora un Pubblico Ufficiale voglia identificare la persona che si cela sotto questa gabbia di stoffa lo può fare solo a due condizioni: che sia un Pubblico Ufficiale di sesso femminile e che l’accertamento avvenga in un luogo appartato. Cioè ci stiamo comportando come se fossimo in uno stato islamico governato dalla legge coranica.
Dobbiamo invece esigere la condivisione dei valori che sostanziano la nostra civiltà a partire dal valore della sacralità della vita di tutti, cristiani, Ebrei, Israeliani, Anglicani senza eccezione.
Dobbiamo esigere la condivisione del valore della pari dignità tra uomo e donna e questo è uno dei punti cruciali in seno all’Islam. Perché l’Islam concepisce la donna come antropologicamente inferiore; c’è un detto attribuito a Maometto che definisce la donna manchevole sul piano dell’intelletto. Secondo il Corano la donna eredita la metà di ciò che spetta all’uomo. La testimonianza della donna vale la metà di quella dell’uomo.

L’uomo può sposare fino a quattro donne contemporaneamente, in più ci sono tutte le schiave che può permettersi. La schiavitù della donna è legittimata dal Corano al punto che è stata riesumata dai terroristi dell’Isis.
Nel loro stato islamico situato tra Siria ed Iraq, hanno creato dei bordelli al cui interno donne ridotte in stato di schiavitù, per lo più cristiane, sono costrette a prostituirsi.
Chi vuole può comprarle ed il prezzo è in ordine decrescente in base all’età. Più sono piccole e più costano e non a caso l’età parte da nove anni. Nulla di ciò che fanno i terroristi islamici è casuale perché loro ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah ha scritto nel Corano e a ciò che ha detto e fatto Maometto.

La moglie prediletta di Maometto si chiamava Aisha, era la figlioletta del suo migliore amico Abu Bakr che poi divenne il suo primo successore, il primo Califfo della storia dell’Islam nel 632. Maometto sposò Aisha quando aveva sei anni e consumò il matrimonio quando compì i nove anni. Per gli uomini islamici ortodossi una bimba di nove anni può essere data in sposa e può prestarsi sessualmente.
Noi dobbiamo esigere la condivisione del valore della libertà di scelta che è un pilastro della nostra civiltà, compresa la libertà di un musulmano di abbandonare l’Islam e di convertirsi, o meno, ad un’altra religione senza essere automaticamente condannato a morte per apostasia, così come succede anche in Italia e in Europa.

Io ne so qualcosa e su questo punto i musulmani sono tutti d’accordo. (...)


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